(tratto dalla circolare n.27, aprile 2016, dell’Associazione Ligure per lo Sviluppo degli Studi Archeoastronomici)
LE RUNE
Le rune sono i caratteri dell’alfabeto runico, usato per più di mille anni in ambiente germanico.
Per i Germani le rune erano sacre, perché credevano che fossero di provenienza divina. Inizialmente furono usate solo a scopo religioso.
Durante le feste religiose sopra l’ara era generalmente posta una coppa piena di tavolette con incise delle rune. È probabile che siano stati degli alfabeti meridionali i modelli dell’alfabeto runico, perché questo alfabeto ha delle notevoli somiglianze con gli alfabeti nord-etruschi della zona alpina italiana.
I più antichi esempi di iscrizioni runiche risalgono alla seconda metà del II secolo d.C., ma il loro uso è senza dubbio più antico, perché a quell’epoca sono già evolute e molto diffuse. Il disegno di alcune rune è uguale a quello di incisioni rupestri che possono risalire anche al Neolitico, per questo era stata formulata la tesi che le rune discendessero da quelle incisioni rupestri, ma questa ipotesi manca di storicità.
In alcuni siti del vicino Appennino vi sono delle incisioni rupestri uguali a lettere runiche. Nel Finalese, nel Ciappo de’ Cunche, vi è la lettera “ng” formata da una vaschetta. Sul versante nord del Monte Beigua, sul cosiddetto Masso della Biscia, vi è la lettera “z” e sulla Grande Roccia la lettera “d”, utilizzabile a fini astronomici calendariali. In Lunigiana, nella Grotta di Diana, vi sono la lettera “t” e la lettera “z”.
È più realistica la tesi che siano stati i Cimbri superstiti dopo la loro disfatta ai Campi Raudii (presso Vercelli?) del 101 a. C., ad aver sviluppato un alfabeto nord-etrusco dell'Italia settentrionale, al loro ritorno nella loro terra d’origine, la penisola dello Jutland.
Infatti lo storico antico Strabone testimonia che i Cimbri erano ancora presenti tra le tribù dei Germani della penisola dello Jutland e che inviarono in dono ad Augusto il loro più prezioso calderone come testimonianza della loro amicizia e in riparazione delle loro colpe verso i Romani.
Inoltre, secondo lo scrittore greco Giustino, più di un decennio dopo la loro sconfitta, nel 90 -98 a.C., Mitridate il Grande inviò ambasciatori per chiedere aiuti militari ai Cimbri, che dovevano essere stanziati in Nord Europa.
Anche durante il periodo delle migrazioni dei popoli, le migrazioni barbariche, vi furono esempi di superstiti germani che ritornarono nelle loro terre di origine.
I primi esempi di rune sono stati rinvenuti in Scandinavia, ma successivamente le lettere di questo alfabeto si diffusero in tutta l’area germanica.
Esse erano usate per iscrizioni su massi, le pietre runiche, e per brevi iscrizioni su punte di lancia, spade, amboni di scudi, fibbie e anelli. Le 50 2 iscrizioni runiche che sono state trovate tra Mare del Nord, Mar Baltico e Alpi sono datate fra il 400 e il 700 d.C., ma in Scandinavia le rune vennero usate anche in epoca cristiana soltanto per scopi non religiosi.
Ogni lettera dell’alfabeto runico aveva un significato, molto probabilmente il significato che aveva avuto l’analoga incisione rupestre.
L’ALFABETO RETICO NORD-ETRUSCO
Le prime iscrizioni alfabetiformi compaiono in Trentino, in Alto Adige e in Tirolo nel V-IV secolo a.C. Si tratta prevalentemente di brevi iscrizioni su oggetti di bronzo e terracotta, strumenti di ferro, tavolette, massi e pareti di roccia.
Il numero di iscrizioni rinvenute ad oggi ammonta a circa 140. Da ricerche linguistiche e da particolarità grafiche – mancanza della lettera O come nell’etrusco e mancanza di interpunzioni, come per particolarità linguistiche – questo gruppo di iscrizioni deriva dal venetico e viene indicato come “retico”.
Anche se il concetto di “retico” non è stato ancora chiarito e si discute sull’esistenza di un gruppo etnico “retico”, si può ritenere che la circoscritta zona dove è stato usato l’alfabeto “retico” corrisponda ad una circoscritta provincia culturale, datata all’Età del Ferro Finale.
I ricercatori sono concordi sul fatto che l’alfabeto retico deriva da quello etrusco, anche se rimane controverso come ciò possa esattamente essersi verificato.
Naturalmente questo apporto non è derivato da un semplice influsso culturale, come appare dalla introduzione della scrittura, ma da stretti rapporti fra i ceti eminenti etruschi e retici.
Infatti fra questi due gruppi vi sono stati stretti rapporti commerciali e l’importazione di una serie di oggetti etruschi come anfore, coppe, fibbie da cintura, statuette di bronzo e ceramiche. Vi è poi il fatto che le situle etrusche sono state il modello per quelle retiche.
I centri periferici di produzione etruschi non hanno originato soltanto delle riproduzioni da parte dei Retici, ma hanno stimolato la creazione di nuovi modelli. Una serie interessante di incisioni in alfabeto retico sono quelle su corna di cervo, il cui significato non è stato però ancora chiarito. Alcune delle iscrizioni dovevano certamente avere un significato di dedica o un significato magico.
Figura 4. Placca di fibbia di cintura recante sul retro una iscrizione in caratteri retici-nordetruschi. 4 Oltre che in Trentino, Alto Adige e Tirolo l’alfabeto retico nord-etrusco è stato usato dal II secolo a.C. anche nel Norico, nell’attuale Austria, e in particolare nel Tirolo Orientale, nella Valle della Drava.
CIMBRI. TEUTONI E AMBRONI
Cimbri, Teutoni e Ambroni (o Amroni) erano stanziati nella Penisola dello Jutland, l’attuale Danimarca.
Nel II secolo d.C. Sesto Pompeo Festo, un grammatico latino, scrisse che erano dei Celti fuggiti dalle loro sedi a causa di una inondazione, un avanzamento del mare, e aveva visto giusto, salvo che per averli indicati come Celti, anziché come Germani.
I Cimbri provenivano dalla Himmerland e i Teutoni dalla Ty, due zone del Limfjord, mentre gli Ambroni provenivano dalla costa sud-occidentale della penisola, dove una delle isole Nord Frisone si chiama ancora oggi Amrum.
La risalita del livello del mare che aveva inondato le coste della Penisola dello Jutland, ricordata da Sesto Pompeo Festo, era iniziata circa 12 mila anni prima, alla fine dell’ultima Grande Glaciazione, quando aveva cominciato a sciogliersi la spessa copertura di ghiacci estesa sulla parte settentrionale del nostro emisfero, che per quasi 100 mila anni aveva provocato un abbassamento del livello del mare fino a 100-120 metri sotto quello attuale. Cimbri, Teutoni e Ambroni avevano dovuto emigrare.
Avevano migrato verso sud fino al Norico, poi verso ovest fino alla Gallia, quindi verso sud fino alla Provenza.
Al generale processo di innalzamento del livello del mare, nella Penisola dello Jutland se ne era aggiunto uno locale. A causa della cessazione dell’enorme peso dei ghiacci sulla Penisola Scandinava, questa si alzava, mentre la Penisola dello Jutland si abbassava secolo dopo secolo. Questo fenomeno locale spiega la fuga di Cimbri, Teutoni e Ambroni dalle ex coste, oggi sommerse.
Queste tribù germaniche risalirono il fiume Elba, come secoli dopo faranno i Longobardi, e nel 115 a.C. arrivarono in Boemia, ma i Celti Boi li allontanarono. Arrivarono quindi nel Norico, l’attuale Austria, e i Norici chiesero aiuto ai Romani, loro partner commerciali.
Roma, ancora impaurita dall’invasione celtica del IV secolo a.C. (ad opera di Brenno), nel 113 a.C. inviò: griglia conservata al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, rinvenuta con altri utensili di ferro da cucina nella Tomba 63 della necropoli dell’Olmo Bello di Bisenzio (Seconda metà del VI sec. A.C.). Griglia etrusca da cucina rinvenuta con altri oggetti in ferro nell’insediamento preistorico di Piperbühel, sull’altopiano del Renon. 5 nel Norico un esercito comandato dal console Gneo Papirio Carbone.
I Germani lo rassicurarono di essere pacifici. Ma ciò nonostante il console li assalì a Noreia, l’attuale Neumarkt in Stiria, uscendone però sconfitto. Per questo sarà criticato da tutti gli storici romani.
Dopo la loro vittoria queste tribù germaniche non valicarono le Alpi, ma risalirono il Danubio, assaltando il grande oppidum di Manching, incendiando e abbattendo parte delle sue mura. Scesero quindi lungo il Rodano. Arrivati nella Gallia Narbonense nel 109 a.C. chiesero delle terre al console Marco Giunio Silano, il quale rifiutò ma venne successivamente sconfitto. Roma mandò allora a fermarli un esercito comandato dal console Gneo Manlio e dal proconsole Quinto Servilio Caepio. I due comandanti, che non erano d’accordo sulla conduzione delle operazioni, vennero sconfitti ad Arausio, presso l’attuale città di Orange, nel 105 a.C.
Dopo questa battaglia i Teutoni e gli Ambroni rimasero in Gallia e verranno poi sconfitti dal console Gaio Mario ad Aquae Sextie (Aix-en-Provence), nel 102 a.C.
Invece i Cimbri ripercorsero la strada a ritroso fino alla Rezia, valicarono il Brennero e scesero le valli dell’Isarco e dell’Adige. A Egna, in Val d’Adige, sconfissero un esercito romano e ne inseguirono i resti che si ritiravano fino alla Pianura Padana, ma nel 101 a.C. furono sconfitti ai Campi Raudii (forse presso Vercelli) dal console Mario. Resti di muratura dell’insediamento fortificato di altura sul Hohenbühel, presso Monticolo, della Seconda Età del Ferro (Età di La Tène Recente, La D).
Schema della fortificazione dell’oppidum di Manching presso Ingolstadt, in Baviera, lungo il corso del Danubio, con il “murus gallicus” del primo periodo e con il muro a pali montanti del secondo periodo, incendiato e distrutto da Cimbri, Teutoni e Ambroni dopo il 113 a.C. 6 Durante queste vicende i Cimbri hanno avuto quindi due occasioni per assimilare l’alfabeto retico nord-etrusco, la prima volta attorno all’anno 113 a.C. nel Norico, e una seconda volta nella Rezia. I superstiti della battaglia dei Campi Raudii possono quindi averlo portato nella Penisola dello Jutland.
INSEDIAMENTI FORTIFICATI DI ALTURA
La storiografia germanica divide l’Età del Ferro in: Prima Età del Ferro (750-450 a.C.) indicandola come “Hallstatt Zeit” (Età di Hallstatt), e Seconda Età del Ferro (450-15 a.C.) indicandola come “La Tène Zeit” (Età di La Tène). Entrambe queste Età sono divise in Antica, Media, Finale e Recente con rispettivamente le sigle: Ha A, Ha B, Ha C, Ha D e La A, La B, LaC e LaD. Hallstatt è un pittoresco paese sulla riva occidentale del lago omonimo, nelle montagne dell’Austria Centrale.
Alle sue spalle una miniera di sale è stata sfruttata a cominciare dall’Età del Bronzo e fino a quando una frana la ha devastata. Nelle sue vicinanze, una necropoli ha reso moltissimi reperti propri della Prima Età del Ferro, che ha preso il nome da questa località.
La Tène è un sito archeologico all’estremità settentrionale del Lago di Neuchâtel, nella Svizzera occidentale. Il sottosuolo della riva del lago e il fango del fondale hanno reso tantissimi reperti di nuova fattura.
L’ambiente umido del fondale, come quello delle paludi e delle torbiere nord europee, ha reso intatti oggetti che sarebbero altrimenti deperiti.
La Seconda Età del Ferro ha preso il nome da questa località. Nei periodi Finale e Recente della Seconda Età del Ferro, gli insediamenti dell’Alto Adige sono spesso collocati su delle alture a volte difficilmente raggiungibili, e sono fortificati, mentre ciò non era precedentemente avvenuto. Questi insediamenti hanno reso materiali degli stessi periodi. Molti di questi insediamenti risalgono al periodo La C ed altri al periodo La D. In alcuni insediamenti si osserva una continuità fra il periodo La C e quello La D.
Lo storico ed archeologo Reimo Lunz ha proposto che gli insediamenti fortificati d’altura dell’Alto Adige siano sorti quale difesa dall’avvicinarsi delle truppe di Roma, ciò mentre al di là delle Alpi, in area celtica, questi insediamenti sorgevano quale difesa contro la discesa dei Germani, (iniziata alla fine dell’Età del Bronzo, inizio della prima delle tre mini-glaciazioni all’interno dell’attuale interglaciale), discesa dei Germani culminata alla fine della migrazione dei popoli, le invasioni barbariche, con la costituzione di ducati e regni germanici in tutta l’Europa Occidentale. La conquista del Trentino e dell’Alto Adige procede gradualmente a partire dal II secolo a.C. da parte dei Romani, che si spingono nelle valli interne, ma questa conquista fu lunga e difficile. Nel 118 a.C. (La C) i Romani si scontrarono con gli Stoni del Trentino occidentale, e li sconfissero. Nel I secolo a.C. (La D) i Romani occuparono la Val d’Adige e la Valle di Non.
Fu soltanto nel 16 a.C. che Druso arrivò nella conca di Bolzano e raggiunse Passo Resia. I Romani imposero il loro alfabeto. La più antica iscrizione romana in Alto Adige – la più antica delle Alpi – è quella della pietra miliare di Rablà presso Naturno, in Val Venosta, lungo la Via Claudia Augusta Padana da Verona al Passo Resia. L’alfabeto retico nord-etrusco non fu più usato nel Trentino Alto Adige, ma il suo ricordo rimase per più di mille anni nelle rune.
Bibliografia:
AA.VV., 1986, Rasenna – Storia e civiltà degli Etruschi, Scheiwiller, Milano.
Bemman K., 1995, Der Glaube der Ahnen, Phaidon, Essen.
Grand Larousse Encyclopédique, 1960, Paris. Glaser F., Die Roemische Stadt Teurnia, Geschichtvereines fuer Kaernten, Klagenfurt.
Krause A., 2002, Die Geschichte der Germanen, Campus, Frankfurt.
Lechthaler A., 1981, Geschichte Tirols, Tyrolia Verlag, Innsbruck.
Schussman M., 2000, Die Kelten in Bayern, Keller, Treuchtlingen. Wikipedia.