CAP. III – Alle origini di un nome

Se, da che mondo e mondo, per far scomparire un “essere” bisogna far sparire il “suo nome”, anche il cosiddetto ucraino cercò di sopravvivere sfuggendo a questa regola. Così se “Dapprincipio il popolo ucraino cercava di conservare il nome”, ossia quello di “russo”, “legato a tante gloriose tradizioni, ma poi, dopo aver compreso che la confusione dei nomi, creata ad arte da Mosca, minacciava di compromettere per sempre la sua lotta per l'indipendenza, rinunciò ad esso volontariamente ed adottò un nuovo nome, impiegato del resto sporadicamente già dal secolo XII, cioè il nome ucraino”.

Euhen Onatskyj in questo testo, scritto per gli 'Annali' del Regio Istituto Superiore orientale di Napoli nel dicembre 1936, offre al lettore la possibilità di accedere alla varie teorie, dalle più antiche a quelle più recenti, sulla origine della parola 'Rus', alcune delle quali attribuiscono all'insediamento dei normanni la nascita di questo termine, altre che invece ne sostengono l'autoctonia. “Dobbiamo riconoscere, in ogni caso, che se la vera origine e il significato del nome «russo» rimane incerto, in tempi storici, cioè dopo la fondazione dello Stato di Kyjiv dal secolo IX al secolo XI e perfino XII, il nome «Rus'», designa soprattutto il territorio di Kyjiv, il territorio dei Polani, sebbene, col tempo, questo nome cominci a designare gli abitanti di tutte le terre, che si trovano sotto il governo dei Kyjiv. Nel momento del suo massimo sviluppo lo Stato di Kyjiv unì sotto il suo governo tutte le tribù Slave dell'Europa Orientale e fece il nome Russo tanto glorioso in tutta l'Europa, che questo nome soppresse tutte le altre designazioni, e quando lo Stato di Kyjiv si ridusse ad un principato di media grandezza fra gli altri principati simili, per gli stranieri tutti gli abitanti dell'Europa Orientale d'origine slava rimanevano lo stesso i «Russi»”.

Specialmente nel corso del XVI sec. questa appropriazione si andò completando per diventare definitiva con Pietro il Grande, che nel 1713 compì ufficialmente lo scambio dei termini; tuttavia l'etmanno Bohdan Chmelnizkyj, proprio nel XVI secolo, aveva già fondato quella che alle cronache era nota come la Respublica Ucrainensis.

Ormai da tempo Mosca aspirava a diventare la Terza Roma, quindi agli Zar e alla nobiltà moscovita in generale la discendenza normanna iniziava a star stretta e allora la Roma Imperiale diventò il primo ceppo genealogico dell'aristocrazia. Era il periodo in cui il Cristianesimo si andava affermando in modo molto diffuso e difatti così si rivolgeva il Patriarca allo Zar Teodoro: “L'antica Roma è stata distrutta dall'eresia; la seconda Roma, Costantinopoli, è nelle mani dei pagani; il tuo impero russo, o grande sovrano, è la Terza Roma, tutti gli altri imperi sono stati superati dalla tua devozione e tu solo in tutto il mondo sei il vero sovrano cristiano”. Si doveva inglobare anche Kiev, il fulcro della civiltà dell'est europeo, bisognava impadronirsi della sua storia e cultura; Mosca, dopo una serie di conflitti vittoriosi al suo confine euro – asiatico, ci riuscì. 'Piccoli russi' diventarono gli ucraini, 'Grandi Russi diventarono i moscoviti. Tuttavia, ancora nel XVII secolo i nomi si confondevano e per molto tempo ancora i nuovi russi chiamarono cosacchi gli ucraini. “Kosak” deriva dal turco e significa “uomo libero, indipendente, avventuriero militare”, “brigante, vagabondo, senza fissa dimora”, tutti termini che rispecchiavano con una certa precisione l'essenza del popolo cosacco e quindi in buona parte ucraino, che pur difendendo strenuamente e con grande mobilità le proprie terre, commerciava proprio con quelli che erano i possibili quanto reali invasori, ovvero i tartari e i turchi: “la larga autonomia fece dei cosacchi del Don una specie di libera repubblica indipendente da Mosca: essi stessi eleggevano i loro atamani, giudicavano con il proprio tribunale e se talvolta davano a Mosca il loro aiuto guerresco, ciò avveniva esclusivamente per la libera volontà e non per costrizione”. Quello che inoltre si può dire è che per la maggior parte questi cosacchi erano appunto ucraini, ecco che Ucraina, ovvero 'la terra di confine', assumeva di nuovo, per nome e di fatto, il ruolo di baluardo dell'Europa a difesa dalle orde asiatiche.

C'erano dei giorni terribili

Nella nostra gloriosa Ucraina

E nessuno ci aiutava, noi altri Ucraini...

Iddio lo sapeva

Quello che voleva

Quando inviava la guerra

Sulla terra ucraina...

(canzone popolare del XVII secolo)