Non era certo l'unico schermo a protezione di se stessi e di ciò che si possedeva come si può evincere da una vecchia formula magica ucraina: “Presso il nostro podere sta la montagna pietrosa, il palo di pioppo tremulo, il fiume di fuoco. Tutto il male che viene, dà di cozzo sulla montagna e rimane tramortito, urta nel palo e s'infila, cade nel fiume di fuoco e brucia. La nostra favola girerà intorno al nostro podere e prenderà posto presso la porta – negli stivali rossi con la spada di fuoco – lascerà passare tutto il Bene, ucciderà tutto il Male”.
Il cerchio lo si poteva tracciare con un gessetto, con delle falci, con delle lische di pesce, con un coltello benedetto, con una penna, tanti erano i mezzi utilizzabili. Una consuetudine tra le più strane avveniva allo scoppio di una epidemia, allorquando le donne si raccoglievano per fare un asciugamano entro la fine del funesto giorno, per poi appenderlo all'entrata del villaggio e farci passare sotto i loro compaesani; dopodiché lo riprendevano e ci giravano intorno al paese e infine lo lasciavano sulla croce della chiesa locale.
Generalmente tutte queste usanze avevano a che fare con la società rurale, ecco perché i contadini per secoli sono stati i migliori ambasciatori della cultura ucraina ed ecco perché era sempre il contadino a girare per tre volte in tondo con un qualche oggetto sacro e benedetto pasquale o natalizio sulle mani e ciò avveniva un po' per tutto, pure per ritrovare i tesori nascosti dalla forze infernali. Nella ritualistica popolare non poteva quindi non avere una importanza fondamentale il pane, considerato a sua volta un oggetto sacro e utilizzato molte volte proprio per compiere questi cerchi reali o immaginari che fossero; il pane prima di esser tagliato, andava contrassegnato sulla crosta inferiore con una croce eseguita con il coltello; se cadeva invece a terra andava raccolto e baciato. La sua presenza diventava imprescindibile sia nei funerali sia nei matrimoni, anzi in assenza di un prete la funzione nuziale si consumava proprio davanti alla madia di casa con sopra una forma di pane. Era poi estremamente vietato mettersi un copricapo durante i pasti quando il pane non doveva assolutamente mancare: “È peccato mettere il cappello sulla tavola: quello è il posto di Dio” recitava un vecchio detto.
Una particolarità che sembra non appartenere alla storia tradizionale ucraina è invece quella che corrisponde all'accerchiamento delle chiese che, al contrario, è piuttosto presente in molte altre civiltà, anche se certo delle cinture di protezione magica oltre che militare, dai tempi dei tempi, rimanevano le mura della città. In Ucraina però i centri abitati, soprattutto quelli piccoli, venivano inseriti, se necessario, all'interno di un cerchio generato da un aratro e ciò si continuò a farlo fino al XIX secolo. Grazie ad alcuni documenti storici, ad esempio, sappiamo che vicino Kiev a fine '800, per combattere una infezione, una circonferenza veniva disegnata sempre da un aratro ma di piccole dimensioni poiché veniva attaccato ad un gallo, che notoriamente nella simbologia esoterica ricopre un ruolo apotropaico, in quanto risulta esser uno dei tipici nemici degli spettri e dei demoni, i quali difatti vengono scacciati dal suo canto.
Tra il 1818 e il 1819, sempre per debellare una epidemia nel villaggio Konstantynivka, al volgere della notte e una volta spente tutte le luci e i fuochi, le donne si riunirono, si denudarono completamente, presero un aratro e furono guidate da un uomo nelle loro azioni; in mano tenevano anche un falcetto, mediante il quale uccisero gli animali incontrati per la strada mentre eseguivano il circolo dovuto, perché vi era la convinzione che la malattia potesse prendere la forma di una qualche bestia per sfuggire al rito benefico. Terminato il lavoro le donne si recarono in chiesa dove erano attese dagli uomini, a quel punto iniziava la cerimonia religiosa.
Nel 1831, la diffusione del colera nel paesino di Podossy fece prendere la decisione ai contadini di costringere le donne della famiglia a spogliarsi e correre in tondo al centro abitato. Inoltre in molte altre occasioni ritroviamo le mogli, le figlie, le madri svestite e correre attorno alla casa incendiata.
In alcuni casi il nudo rituale, mentre si girava in tondo, coincideva di fatto a un sortilegio, in altri invece era di buon auspicio, infatti la notte di sant'Andrea, il 30 novembre, le giovani, quando tutti erano assopiti, si toglievano tutte le vesti e sempre girando attorno casa, correndo, tenevano per mano la loro camicia, un usanza che serviva per far trovare loro il marito nei mesi a seguire.
Lo stesso nudo rituale veniva adottato per tutelare il raccolto dei campi contro gli uccelli che mangiavano le semenze. Anche in questo caso, dopo la denudazione, si afferrava una manciata di terra che poi si lanciava contro i passeri, proferendo il seguente imperativo: “Via il passero, io sono bravo”.
Per le domestiche, rimanere nude il Giovedì Santo per pulire la casa, significava tenere lontano dallo stabile gli scarafaggi e altri animali infestanti oltre che la sporcizia, ma come sottolineò proprio Onatskyj già “le case dei contadini ucraini, a differenza di quelle dei contadini russi o biancoruteni, sono generalmente molto pulite”, un contrasto che potrebbe sembrare di poca importanza e invece anche su questo aspetto di civiltà e igiene l'ucraino ne aveva fatto una questione di identità e aveva preso le distanze nei secoli dal russo che aveva voluto russificare l'Ucraina. Talvolta, infine, anche lasciare i bambini senza vestiti poteva tener lontano gli esseri malefici. Insomma il nudo rappresentava in alcuni contesti il sacro, le origini umane e divine, la purezza incontaminata, tuttavia, come al solito, il divulgarsi del cristianesimo trasformò i costumi, piegandoli alle necessità della nuova religione oppure abolendoli completamente, perciò anche la nudità fu messa al bando e in taluni casi diventò oggetto d'accusa nei processi intentati contro la stregoneria e i presunti servitori del diavolo.