martedì 15 luglio 2025

A PIEDE LIBRO n.150 - Il Medioevo. Alle origini dell'identità europea - Le Goff

A PIEDE LIBRO n.150
Intima ed irregolare rubrica libraria - Anno VI
 
IL MEDIOEVO. ALLE ORIGINI DELL'IDENTITA' EUROPEA. 

L’Illuminismo ha avuto un ruolo fondamentale per gli sviluppi delle società ma, come sempre, nel bene ci sono aspetti negativi e nel male ci sono aspetti positivi, sempre se ha un senso dividere il passato in queste due categorie e, per quel che mi riguarda, un senso condivisibile vero e proprio non c’è mai stato e mai ci sarà. 

Il francese Jacques Le Goff (1924-2014) è stato uno di quegli storici che ha impegnato la sua intera vita a studiare il Medioevo e soprattutto a prendere in analisi quella lunga e complessa epoca storica, rivalutandola, confrontandosi contro gli insistenti e resistenti luoghi comuni, spesso sciocchi e fuorvianti, dovuti ad una mentalità positivista miope, che però ebbe un suo inizio già con il Rinascimento. 

Le Goff va persino oltre con questo sottotitolo, certamente discutibile quanto chiaro: “Alle origini dell’identità europea”; dico discutibile, se non altro perché il concetto d’Europa non è, a mio avviso, slegabile da quella che fu la via della Roma pagana, prima vera e propria origine della comunità europea.  

Una Europa sfiancata, frammentata, eppure “Si delinea così un primo abbozzo d’Europa, su una duplice base: quella, comune, della cristianità modellata dalla religione e dalla cultura; e quella diversificata, dei singoli regni fondati su tradizioni etniche importate, o su antiche realtà multiculturali (si pensi all’esempio dei Germani e dei Gallo-Romani in Gallia). È la prima lontana prefigurazione dell’Europa delle nazioni”. 

Del resto il “cristianesimo rifiuta la filosofia pagana dell’Antichità, ma si appropria del suo sistema dottrinale enciclopedico, delle tecniche intellettuali provenienti dall’aristotelismo greco, e soprattutto del sistema educativo romano, erede di quello greco […] conservano il latino come lingua di cultura. Il pensiero europeo è fatto di materiali ereditati (anche se opera una selezione di queste eredità) e conserva alcune autorità dell’Antichità pagana – Platone, che il neoplatonismo avvicina al cristianesimo, una parte di Aristotele, Cicerone e Quintiliano – accanto alle nuove autorità cristiane: la Bibbia, libro di ogni sapere, e i Padri della Chiesa”. Da qui l’intenso lavoro di copiatura, di rielaborazione, di riproposizione all’interno dei Monasteri, veri centri culturali di quei secoli, almeno fino al XII secolo, quando si attivarono altri nuclei di sviluppo per la cultura: quelli universitari, e l’Italia, anche in quell’occasione, fornì i migliori e i primi esempi di Università che lasciarono delle tracce indelebili sul piano del sapere umano.

Le crociate, i tentativi di unità dei diversi Sacro Romani Imperi, la caccia agli eretici, l’Inquisizione, il romitaggio scaturito dalla crisi che tra il III e il IV secolo d. C. vide sempre più persone sfuggire alla mondanità per rifugiarsi nell’ascetismo e dunque nel monachesimo, che prese piede soprattutto a partire dal V secolo d. C., e perciò la Regola Benedettina, i penitenziali, ossia le raccolte scritte di penitenze per ogni peccato e peccatore, i monasteri dove vigeva l’autosufficienza economica e produttiva, le rigide norme sulla scrittura e la preghiera quotidiana, la crescita della produzione agricola, i nuovi mezzi adottati, il commercio che andò internazionalizzandosi, l’espansione monetaria, i nuovi grandi progressi nel campo delle vie marittime, mentre le comunicazioni stradali rimasero grosso modo le stesse di prima ecc. ecc., anche questo è stato il Medioevo, storiograficamente suddivisibile in Alto Medioevo (V-IX sec.), quando il “feudalesimo è il trionfo della regionalizzazione, della dispersione locale dei poteri” e quando vi era un ordine gerarchico locale rigido fondato sui giuramenti, i riti e i comandi dei Signori e alcune forme di assoggettamento derivanti dalle schiavitù dei secoli trascorsi, e in Basso Medioevo (X-XIV sec.), quando l’urbanizzazione divenne sempre più rilevante nella società di quei tempi, trasformando le città in centri economici e di scambio, quando si instaurarono le grandi monarchie, le eredità divennero dinastie, si affermò la “cortesia” dei cavalieri, si formarono le città-Stato e quando la borghesia travolse coi suoi nuovi valori di libertà, autonomia, profitto i sistemi del periodo antecedente, quando anche i nobili, a partire dal XI sec., iniziarono a lasciare i castelli per andare a vivere nei palazzi, quando l’arte Romanica esplose sempre nello stesso secolo e quella Gotica nel secolo successivo, allorché nacque il romanzo e quando il francese ebbe una maggiore diffusione, anche se la lingua delle lingue rimaneva pur sempre il latino; in ogni caso  fu “L’Italia sempre originalissima nelle realizzazioni architettoniche medievali” ma in tutti gli altri campi dell’arte “l’Italia brilla con uno splendore speciale”, ovviamente, indimenticabile rimaneva il “grande genio” Dante Alighieri. 

Tuttavia lo “spirito feudale rimane innanzitutto uno spirito guerriero” e la stessa nobiltà a capo di questo sistema si reggeva sull’onore e il sangue, però la figura “dominante” ben presto divenne quella del mercante che, con i suoi traffici in espansione, apriva le città verso l’esterno, incentivando un “patriottismo urbano”; lo stesso mercante “alla fine del Medioevo  era, in generale, un uomo colto: amante delle arti, commissionava opere, ed era talvolta autore lui stesso. 

La Firenze tre o quattrocentesca conobbe una fioritura di mercanti-scrittori”. 

Al contempo andavano affermandosi “nuovi valori: la ricerca del profitto, il lavoro, il senso della bellezza, della pulizia e dell’ordine” e a “quest’apertura del sistema di valori cristiani al capitalismo nascente, costituiscono una delle principali condizioni storiche dello sviluppo dell’Europa occidentale”. 

In questi contesti cittadini, formati soltanto da qualche migliaio di abitanti che difficilmente superava le 10.000 unità, visto che i grandi agglomerati urbani si erano mano a mano dissolti poiché depopolatisi, con gran fermento si svilupparono le arti e i mestieri grazie alla struttura portante delle corporazioni. Ma nelle città accadde qualcosa di molto moderno: scoppiarono pure le prime proteste di massa a causa della miseria e dei soprusi diffusi e qui Le Goff sembra un po’ cadere nella trappola di alcune tipiche consuetudini verbali del XX sec., quelle inerenti ad alcuni movimenti ed ideologie politiche che usarono le categorie appunto del borghese e del proletario. 

Non che il Medioevo abbia solo portato crescite e sviluppi in ogni ambito, infatti ci furono “messa al bando, o la perdita, di una parte dell’alta cultura dell’Antichità greco-romana, il declino dell’insegnamento e delle città, l’insediamento di popolazioni la cui cultura era rimasta più rozza, la diffidenza di una parte della Chiesa e dei cristiani verso il sapere terreno: tutti questi fattori finirono col produrre un certo «imbarbarimento» della cultura, e ancor più, sicuramente, delle mentalità”. 

Gli antichi valori, celati o cancellati, furono sostituiti da concetti più utilitari”, così come “All’imbastardimento del latino parlato si accompagnò (effetto o causa che fosse) un impoverimento del pensiero”. 

Più in generale il “Medioevo non conobbe l’idea di progresso”, mentre l’uomo medievale era di fatto ossessionato da alcune idee fisse: 
 
1) dal peccato, “Satana fu il direttore d’orchestra delle ossessioni medievali”; 
 
2) da tutto ciò che era invisibile e soprannaturale o che veniva considerato tale; 3) dalla memoria che assunse un ruolo fondamentale per tutte le attività sociali e culturali, sfociando in quelle regole dettate dalla consuetudine; 
 
4) dal simbolico, perché tutto assunse un valore simbolico, che legò la vita terra a quella ultraterrena; 
 
5) dalla gerarchia e dall’ordine; 
 
6) dal primo principio di libertà, perché secondo Le Goff, che pare prenderla anche troppo alla lontana, le prime reazioni al potere di quei tempi, condussero al liberalismo e alla democrazie dei secoli successivi.

Di sicuro gli “Europei impararono ad essere in tutti i loro comportamenti dei combattenti: una caratteristica già riconosciutagli da Ippocrate nell’Antichità”.           

Infine evidenzio alcuni passaggi, oltre quello sopra sottolineato relativo ad un Medioevo origine di “identità europea”, sull’uso improprio del termine “antisemitismo” da parte di Le Goff e a dimostrarlo sono le espressioni come questa: “nella Spagna visigotica fa capolino uno dei cattivi demoni dell’Europa: l’antisemitismo”, ricordando in questo modo quel che accadde nel quattrocento spagnolo a proposito della “purezza del sangue” e collegando quel fenomeno ed altri, presentati in modo accennato quanto sbrigativo, agli eventi del secolo scorso. 

Al di là di ciò mi soffermo a spiegare brevemente cosa fu la ‘purezza del sangue’: “La Chiesa avversò storicamente gli ebrei e l’ebraismo su un piano religioso e morale ma con qualche eccezione: in Spagna dopo i massacri, perpetrati nei confronti degli ebrei accusati di essere gli artefici delle carestie e delle pestilenze dell’epoca — siamo alla fine del Trecento — dopo le loro conversioni forzate, le loro espulsioni eseguite verso la fine del Quattrocento, furono interdetti, almeno fino al Seicento, all’accesso ai pubblici uffici civili e religiosi tutti quelli che tra di loro non fossero riusciti a certificare, documenti alla mano, la “limpieza de sangre” in Spagna o la “limpeza de sangue” in Portogallo, ovvero la “purezza del sangue”. 

Uno sbarramento che colpì tutti i neo-convertiti al cattolicesimo, musulmani ed ebrei, della penisola iberica” da (F. Costantino, “Razzismo e fascismo” vol. I, Solfanelli 2017). 

Le Goff però dice sui giudei una verità, pur facendolo con molta prudenza, persino troppa prudenza, ma si sa certe affermazioni sottostanno alla ghigliottina e al linciaggio storico-politico attuale, alla fine però lo storico lo fa lo stesso nel momento in cui dice che furono i “prestatori tradizionali, gli ebrei”, prestatori di denari, o meglio quel che in realtà furono, cioè usurai, per ragioni in parte comprensibili, anche se in parte lo furono pure bieco cinismo e materialismo portato agli estremi. 

Per concludere ci sta un altro nodo che andrebbe sciolto. Le Goff scrive che Petrarca “rifiuta il Medioevo cui dà il nome”, quando risulterebbe agli atti che questa definizione appartenga ad altra fonte, poiché forse la parola Medioevo fu utilizzata per la prima volta dallo storico Flavio Biondo, nel suo “Historiarum ab inclinatione Romanorum Imperii decades”, scritto tra il 1439 e il 1453, ma pubblicato postumo nel 1483. A riguardo attendo eventuali delucidazioni da parte dei tanti che ne sanno più di me.