(Intima ed irregolare rubrica Libraria)
COLPO DI STATO A BUCAREST
Pare ormai assodato che l'eliminazione di Ceauşescu sia dovuta ad un reale accordo, seppur segreto, o ad una intesa tacita tra americani e russi.
La 'politica di equidistanza' portata avanti dal Conducător nel suo ventincinquennio non solo non aveva portato i frutti sperati ma aveva fatto cadere in un baratro la Romania intera.
Il suo nazionalismo – comunista fu un'altra delle cause della sua caduta. La Romania socialista continuava ad inseguire quel grande progetto già iniziato dai precedenti governi monarchici e persino quelli filo – fascisti: era il grande sogno della “Grande Romania”. Furono avviati studi sulla etno – genesi romena e il “protocronismo” (termine introdotto nel 1974 da Edgard Papu, ossia “il carattere unico e pioneristico della cultura romena”) diventò il faro della propaganda e delle attività sociali, popolari e di partito.
Si misero in moto personaggi oscuri, furono costituite fitte reti ma non troppo, mediante le quali si operò nell'ombra, alcuni uomini del Regime si resero pronti a sovvertire l'ordine ai comandi di CIA e KGB. La Rivoluzione del 1989 ha visto una mobilitazione di massa e su questo non ci piove, ma questi moti furono sobillati e in parte guidati e controllati, come spesso accade, da qualcun'altro che si trovava nella stanze dei bottoni e anche su questo non ci posson esser dubbi di sorta.
Gelu Voican Voiculescu, membro del Fronte di Salvezza Nazionale, tra gli organizzatori del processo ai coniugi Ceauşescu e successivamente vice Primo Ministro:
“è un dato di fatto che la rivoluzione romena fu innescata dai servizi di diverse potenze straniere […] la CIA partecipò più che altro con piani e denaro, il KGB con la logistica […] il 16 – 17 dicembre a Timişoara e il 21 – 22 a Bucarest, i servizi che preparavano il rovesciamento di Ceauşescu vollero fare una prova generale per valutare la situazione. Siccome ritenevano che il popolo romeno fosse inerte e che gli organi repressivi fossero fedeli a Ceauşescu […] avrebbero voluto fare scoppiare la rivolta il 30 dicembre o anche in gennaio, e invece furono colti all'improvviso da un incendio generale che oltrepassava le loro aspettative […] Così Ceauşescu cadde in maniera rapida, praticamente in un giorno solo”.
Si aprì il processo farsa fatto di insulti e accuse vere e false da parte del magistrato in carica. Era il 25 dicembre 1989. I coniugi in una fredda e sordida stanza di un edificio di campagna furono liquidati in pochi minuti.
I capi d'accusa furono 4:
1) genocidio
2) attentato al potere dello Stato
3) attentato alla sicurezza dello Stato
4) attentato all'economia nazionale
Ceauşescu disse: “Potevamo essere fucilati senza questa buffonata!”, “Non riconosco nessun tribunale”. Poi la sentenza di morte e le ultime strazianti parole della moglie Elena ai soldati che li stavano portando fuori per l'esecuzione: “Non metteteci le mani addosso!... Non legateci!... Non offendeteci!... […] Non rompeteci le mani, ragazzi! È una vergogna! Vi ho allevati come una madre, lasciatemi libere le mani, mi rompete la mano, lasciatemi libera!... Ahi, ragazzo! Ah!...”
Le salme furono sepolte il 30 di quel mese, era una giornata fredda, fuori nevischiava. Un altro calvario per la Romania stava per cominciare.
Pare ormai assodato che l'eliminazione di Ceauşescu sia dovuta ad un reale accordo, seppur segreto, o ad una intesa tacita tra americani e russi.
La 'politica di equidistanza' portata avanti dal Conducător nel suo ventincinquennio non solo non aveva portato i frutti sperati ma aveva fatto cadere in un baratro la Romania intera.
L'allontanamento dall'URSS e l'avvicinamento agli USA e agli organismi economici occidentali (Fondo Monetario incluso) avevano imprigionato il Paese in una spirale di pretese, ricatti e debiti. Un meccanismo peraltro oggi piuttosto consolidato e subito con modalità differenti da tutte le nazioni compresa la nostra.
Realizzato con estremo ritardo in quale guaio si era cacciato, Ceauşescu cercò di fare marcia indietro e difatti lo sforzo per ripianare il debito complessivo non fu vano, nel marzo 1989 la Romania poteva vantare un primato mondiale, quello di non avere più impegni pendenti con nessuno, ma le scellerate politiche economiche del dittatore nel frattempo avevano avuto un peso insopportabile per la popolazione ridotta allo stremo.
Il suo nazionalismo – comunista fu un'altra delle cause della sua caduta. La Romania socialista continuava ad inseguire quel grande progetto già iniziato dai precedenti governi monarchici e persino quelli filo – fascisti: era il grande sogno della “Grande Romania”. Furono avviati studi sulla etno – genesi romena e il “protocronismo” (termine introdotto nel 1974 da Edgard Papu, ossia “il carattere unico e pioneristico della cultura romena”) diventò il faro della propaganda e delle attività sociali, popolari e di partito.
Certo questo orgoglio nazionale non poteva piacere un gran che né ai potentati sovranazionali capitalistici né all'Unione Sovietica; inoltre le ultime rivendicazioni territoriali nei confronti della Russia (Bessarabia e Bucovina), il rifiuto della Perestrojka, i contatti e gli scambi con l'Iran e la Libia invisi agli Stati Uniti, la volontà di costituire una Banca Mondiale Solidale assieme a Gheddafi e agli Ayatollah, rappresentarono per lui l'irrevocabile condanna a morte.
Si misero in moto personaggi oscuri, furono costituite fitte reti ma non troppo, mediante le quali si operò nell'ombra, alcuni uomini del Regime si resero pronti a sovvertire l'ordine ai comandi di CIA e KGB. La Rivoluzione del 1989 ha visto una mobilitazione di massa e su questo non ci piove, ma questi moti furono sobillati e in parte guidati e controllati, come spesso accade, da qualcun'altro che si trovava nella stanze dei bottoni e anche su questo non ci posson esser dubbi di sorta.
Gelu Voican Voiculescu, membro del Fronte di Salvezza Nazionale, tra gli organizzatori del processo ai coniugi Ceauşescu e successivamente vice Primo Ministro:
“è un dato di fatto che la rivoluzione romena fu innescata dai servizi di diverse potenze straniere […] la CIA partecipò più che altro con piani e denaro, il KGB con la logistica […] il 16 – 17 dicembre a Timişoara e il 21 – 22 a Bucarest, i servizi che preparavano il rovesciamento di Ceauşescu vollero fare una prova generale per valutare la situazione. Siccome ritenevano che il popolo romeno fosse inerte e che gli organi repressivi fossero fedeli a Ceauşescu […] avrebbero voluto fare scoppiare la rivolta il 30 dicembre o anche in gennaio, e invece furono colti all'improvviso da un incendio generale che oltrepassava le loro aspettative […] Così Ceauşescu cadde in maniera rapida, praticamente in un giorno solo”.
Si aprì il processo farsa fatto di insulti e accuse vere e false da parte del magistrato in carica. Era il 25 dicembre 1989. I coniugi in una fredda e sordida stanza di un edificio di campagna furono liquidati in pochi minuti.
I capi d'accusa furono 4:
1) genocidio
2) attentato al potere dello Stato
3) attentato alla sicurezza dello Stato
4) attentato all'economia nazionale
Ceauşescu disse: “Potevamo essere fucilati senza questa buffonata!”, “Non riconosco nessun tribunale”. Poi la sentenza di morte e le ultime strazianti parole della moglie Elena ai soldati che li stavano portando fuori per l'esecuzione: “Non metteteci le mani addosso!... Non legateci!... Non offendeteci!... […] Non rompeteci le mani, ragazzi! È una vergogna! Vi ho allevati come una madre, lasciatemi libere le mani, mi rompete la mano, lasciatemi libera!... Ahi, ragazzo! Ah!...”
Le salme furono sepolte il 30 di quel mese, era una giornata fredda, fuori nevischiava. Un altro calvario per la Romania stava per cominciare.