“A Roma c'è un certo Michel Angelo da Caravaggio che fa cose meravigliose... egli è uno di quelli che non fanno molto conto delle opere di alcun maestro”.
Introverso, manesco, istintivo, geniale, criminale seriale, forse il pittore dei pittori o comunque uno tra i grandissimi, in una parola: Caravaggio.
Di lui con certezza non si sa molto fin quando non si trasferì a Roma nel 1592. Nacque il 29 settembre 1571 a Milano, da giovanissimo iniziò a lavorare presso l'architetto Pellegrino Pellegrini ma la sua vocazione lo portò alle dipendenze del pittore Simone Peterzano, il quale gli diceva che “gli bisogna imparare a ritrarre dal naturale”.
A Roma trovò la protezione di Costanza Colonna e le sue prime opere 'Bacchino malato', forse un autoritratto o qualcosa di simile, e 'Ragazzo morso da un ramarro' attirarono subito su di sé le attenzioni degli amanti dell'arte e dei mecenati.
In 'Riposo durante la fuga in Egitto' fu con tutta probabilità una pulzella prostituta a fungere da modella per la figura della Maria Vergine; giovani, belle, disponibili a poco prezzo, per un artista in pieno slancio come lui, ragazze di questo tipo erano più che adatte oltre che convenienti.
La stessa Anna Bianchini prestò il suo viso e il suo corpo anche per la 'Maddalena penitente', ma fu soprattutto qualche anno dopo la sua 'Morte della Vergine' a destare scandalo perché la somiglianza del volto in questione era riconducibile a quello di una cortigiana affogata nel Tevere, in una vicenda di cronaca nera molto popolare e scabrosa a quei tempi. Il lavoro commissionato da Laerte Cherubini fu così prontamente rigettato.
Tornando alla fine del XVI sec., fu il Cardinal Del Monte a tenerlo sotto la sua ala protettrice, intercedendo a suo favore per una serie di commesse, ed è proprio risalente a quel periodo una delle sue opere più celebri: 'Giuditta e Oloferne' del 1597. Il suo genio bruciò in breve i confini e le distanze. Era un artista al soldo di un alto prelato, che come tanti altri esprimeva le sue grandi capacità artistiche su soggetti sacri ma che nel frattempo, armi in pugno o mani leste, assaliva in due diversi momenti Girolamo Stampa e Fabio Canonico; fu denunciato per percosse, ingiurie, diffamazioni anche nei confronti delle guardie in altre occasioni.
Rimase ferito in alcuni di questi scontri e cominciò a frequentare i locali carcerari. Nonostante ciò, per un affare di gioco, uccise in una baruffa il pittore Ranuccio Tommasoni da Terni e per lui ebbe inizio una lunga fuga. Da Paliano andò a Napoli dove si fermò per un annetto sempre protetto dalla potente famiglia Colonna, da Napoli passò a Malta e il Gran Maestro Alof de Wignacourt lo nominò Cavaliere di Malta per garantirsi la sua manodopera.
Da fuggitivo riuscì lo stesso a dipingere, a quel punto i volti dipinti, estremamente tragici o serenamente sorpresi, diventarono più truculenti e corrugati, non erano più pasciuti e rubicondi, ma più sporchi, meno nitidi e, pur mantenendo la tipica fluidità di movimento dei soggetti, le tonalità adottate divennero sempre più marcate ed oscure.
Le esperienze e gli anni avevano lasciato indelebilmente il loro segno come nel suo 'Decollazione di San Giovanni Battista' (1608) in cui, in modo ardito, appose la sua firma col sangue zampillante dal collo del santo.
A La Valletta non si dette pace, in un'altra rissa ferì il Conte Giovanni Roero, venne imprigionato, il titolo dell'ordine gli viene tolto, rocambolescamente scappò in Sicilia dove il Senato di Messina gli permise di portare avanti alcune sue opere, ma non aveva tregua, se ne tornò a Napoli, per un chissà quale regolamento di conti venne aggredito, si spostò allora in Toscana, a Porto Ercole la sua ultima meta, come se non bastasse venne scambiato per un'altra persona e fu di nuovo imprigionato, liberato, morì poco dopo nel 1610.
Il pittore Giovanni Baglione, che con lui aveva avuto uno scontro anni prima, così scrisse del Caravaggio: “misesi in letto con febbre maligna; che senza aiuto humano tra pochi giorni morì malamente, come appunto male havea vissuto”, dimenticò però di dire che fu uno dei più grandi pittori di tutti i tempi oltre che del suo.