venerdì 22 agosto 2025

A PIEDE LIBRO n.120 - Uccidere per Satana. Criminalità e devozione al Demonio - Massimo Centini

A PIEDE LIBRO n.120
Intima ed irregolare rubrica libraria

UCCIDERE PER SATANA. CRIMINALITÀ E DEVOZIONE AL DEMONIO 

Massimo Centini è un antropologo abbastanza noto, ha pubblicato numerosi libri, anche troppi, spesso meramente e semplicemente divulgativi e, mi si permetta, non sempre molto utili.

“Uccidere per Satana” è un po’ un testo di questi, contiene alcuni passaggi interessanti, che però meriterebbero analisi ben più lunghe e accurate, e altri buoni giusto per soddisfare qualche curiosità superficiale.

È vero, il satanismo moderno ha avuto inizio con Catherine Deshayes ‘La Voisin’ (1640-1680), colei che viene ritenuta la inventrice delle messe nere, poi bruciata sul rogo, ma forse mettere rapidamente Aleister Crowley nel calderone del satanismo mi pare un po’ troppo avventato.

Di fatti di cronaca nera su persone che hanno commesso nel più recente passato dei crimini in nome del diavolo ce ne sono stati, ora bisogna dire pure però che il più delle volte il satanasso non c’entra neppure molto con persone disturbate mentalmente e in tante circostanze ci entra a forza solo grazie all’intervento di qualcuno che voleva vederci il Belzebù di turno per fare il suo bel colpo giornalistico oppure perché un bizzoco cristiano aveva l’abitudine di vedere Lucifero anche nel vicino di casa che sentiva i Led Zeppelin o Elio e le Storie Tese.

Quindi tutto questo argomento andrebbe a farsi benedire in un attimo se solo lo si affrontasse con maggiore cognizione di causa ma tant’è...

Fa bene il Centini a ricordare che “l’origine alla caccia alle streghe si pone in relazione alla bolla di Papa Innocenzo VIII ‘Summis desiderantes affectibus’ del 1484”, magari al posto suo avrei sottolineato che il tanto bistrattato Medioevo fu in parte fuori da certe azioni e mentalità perverse dei secoli successivi, anche se certo aveva preparato un humus culturale che trovò i suoi effetti appunto in seguito; si pensi ad esempio al ‘Malleus Maleficarum’ del 1486-1487 dei domenicani Kramer e Sprenger o al ‘Flagellum maleficarum’ del 1490 di Pierre Marmoris, noto per aver introdotto il termine ‘sabba’ che deriva con buona probabilità dallo ‘shabbath’ ebraico visto il forte antigiudaismo del cristianesimo di quei tempi, ebbene entrambi i testi, che descrivevano le pratiche di stregoneria, e scritti sul finire dell’epoca medievale, ebbero ampia diffusione anni dopo.

In ogni caso il professore sembra proprio prenderla larga con la Contessa Bathory, alla quale la leggenda attribuisce 610 vittime, tutte uccise per rendere se stessa sempre giovane e bella. Il 7 gennaio 1611, mentre i suoi collaboratori sia donne che uomini furono condannati alla tortura e alla morte, lei fu murata viva e tramite una fessura le fu data la possibilità di ricevere le vivande per sopravvivere. 

Altrettanto interessante è la disamina che l’antropologo fa sulla licantropia, ricordando giustamente che fenomeni di questo tipo sono riscontrabili già nell’età greca e non si poteva non menzionare a riguardo Re Licaone, ma poi non potevano mancare neppure la figura del lupo tra i Daci, i Lupercalia in Roma antica, ecco tutto ciò tuttavia col satanismo che c’azzeccherebbe? 

Sì lo zampino del diavolo lo si ritrova quando ci fu il lento passaggio dalle culture pagane al tardo Medioevo che andò filtrando certe manifestazioni, però orbene si rischia di sentire zolfo un po’ troppo dappertutto e il titolo del libro, al contrario, sembrerebbe preannunciare ben altre tematiche.

Il caso del duo Pierre Bourgot e Michel Verdung un senso ce l’ha: entrambi secondo gli atti giudiziari furono irretiti da un demonio, partecipavano a strani sabba e si trasformavano abitualmente in lupi mannari facendo strage delle persone incontrate, anche se poi sappiamo che a rimetterci la vita nel XVI sec. potevano essere individui che pagavano quel che potevano aver fatto degli animali selvatici a danno della comunità colpita.

Qualcosa di simile accadde ai 5 stregoni nei pressi di Losanna nel XVII secolo e in altri casi qui accennati, forzatamente poi ci si ficca dell’altro, anche se in linea di massima  il principio trascritto dall’avvocato e consigliere alla finanze del Re di Francia Jean Beauvoys de Chauvincourt, nella sua opera ‘Discours de la lycanthropie’ (1599), rimase un punto fermo per secoli: “Stregoni, che in spregio alla Chiesa, hanno legato la loro volontà perversa a quella di Satana e, per il loro arbitrio, si sono sottomessi ai suoi iniqui comandamenti, rendendosi in tal modo nemici mortali del genere umano”.  

Insomma il povero diavolo molto spesso anche in queste pagine diventa il capro(ne) espiatorio di comodo. Così è, così sempre sarà per quel che attiene la sfera dell’essere umano, al di là di ogni religioni vigente. 

Il processo non valutò quanto i diktat del diavolo e la cintura donata pesarono sui crimini orrendi commessi da Peter Stübbe nei pressi di Colonia. Prima della cattura fu visto sotto forma di lupo; inseguito, fu arrestato, dopodiché condannato ad una fine tremenda: il 3 ottobre 1589 fu legato ad una ruota, mentre delle tenaglie incandescenti strappavano parti delle sue membra, mutilato di braccia e gambe, la sua testa fu infilzata su un palo, questo perché fu ritenuto colpevole di aver commesso degli efferati omicidi tra il 1564 e il 1589; a causa sua persero la vita due donne incinte e 13 bambini, inclusi i suoi figli, a molti di questi poveri malcapitati aveva tagliato la gola, bevuto il sangue e divorato parte delle loro carni, le donne prima però erano state pure violentate. 

A proposito di donne, la moglie e la figlia furono condannate al rogo per complicità. 

Ovviamente la cintura del diavolo non fu mai trovata.

La follia dell’Inquisizione raggiunse vette paradossalmente pazzesche quando a processo si mandò gli animali, colpevoli di aver commesso atti impuri con gli esseri umani, a loro volta condannati a morte in alcune occasioni, o per aver commesso dei furti o qualcosa di simile. 

Il ‘concubito nefario’ fu difatti considerato l’atto osceno che in alcuni casi era stato all’origine della messa al mondo di figli malformati, simili per certi versi a qualche bestia, ma anche stavolta di morti ammazzati causati da satanisti incalliti le cronache non ne riportano e perché allora riproporre certi avvenimenti sotto il titolo di “Uccidere per Satana”? 

Non tiene neppure la storia che circondò Vittorio Amedeo II (1666-1732) e tutti quei sortilegi che avrebbero colpito lui e la sua famiglia. 

Si cade nella più tipica biografia di un serial killer con Friedrich Haarman: omosessuale, autore di 24 assassini di ragazzi, prima violentati, poi uccisi; bevve il loro, li fece a pezzi per rivendere le loro carni. 

In nome di chi furono compiuti questi incomprensibili omicidi? In nome di nessuno, Haarman fu soltanto uno dei peggiori folli mai esistiti sulla faccia della Terra.

Vedere il diavolo nei misfatti di Jack lo squartatore, dietro il Mostro di Firenze - inseguendo una pista satanica non impossibile ma mai comprovata - o nella leggenda della strega di Blair partendo dal famoso film “The Blair Witch Project” del 1999 - leggenda comunque molto affascinante e resa ancor più affascinante da quella terribile pellicola - è un altro azzardo non da poco, come lo è pure per le stragi organizzate da Charles Manson e dalla sua ‘Famiglia’, ossia il gruppo di suoi adepti che pianificarono pure quell’eccidio brutale nella villa di Bel Air nel 1969, quando fu ammazzata con 16 coltellate la bella attrice Sharon Tate, incinta di un bambino a pochi giorni dalla nascita. 

Sulle “Bestie di Satana” ho parlato  abbastanza in 2 numeri di questa mia rubrica di libri (precisamente il n.  106 del 15 marzo 2024 e il n.97 del 24 novembre 2023), posso solo aggiungere che l’autore fa un estrema sintesi di quei fatti criminosi, non senza imprecisioni.

Fece molto scalpore l’assassinio di suor Maria Laura Mainetti il 6 giugno del 2000, accoltellata con insolita cattiveria da tre ragazzine minorenni che l’avevano chiamata per un incontro in un luogo appartato. 

Secondo gli atti le giovani oltre ad essere delle amanti della musica di quel fantoccio di Marylin Manson – come se ciò potesse esser considerata una garanzia sul loro satanismo -, prima di eliminare la suora, fecero dei riti satanici, che in realtà, per chi mastica un po’ di questa roba (ma evidentemente Centini no!) , non erano altro che dei semplici se non ridicoli cerimoniali che unirono le tre in quella tragicomica devozione per Satana che si rivelò fatale per la Mainetti. 

Sempre a proposito del satanismo fai da te, Centini in questo suo guazzabuglio ha però dimenticato di menzionare un altro fatto di cronaca che ebbe un grande spazio mediatico: l’assassinio di Nadia Rocca, avvenuto il 14 marzo 1998 a Castelluccio dei Sauri in provincia di Foggia. La ragazza venne strangolata da due sue amiche sataniste o forse meglio pseudo – tali. 

Ricardo Leyva Muňoz Ramirez è stato uno dei più bestiali assassini seriali mai visti, tra il 1984 e il 1985 eliminò 14 persone ma quel che è peggio furono le modalità con cui  portò a termine il suo ‘operato’. La vita del piccolo Ricardo fu inizialmente sconvolta dal cugino, veterano del Vietnam, che al bambino raccontò le torture e i soprusi commessi nel Paese asiatico, facendogli vedere anche le foto più crudeli da lui scattate; Ricardo assistette inoltre agli spari sempre del cugino quando colpì a morte la moglie. Poi la droga, le bande, i primi crimini, iniziò a portare con sé e a replicare dei simboli satanici. Lesse la ‘Bibbia di Satana’ di Anton LaVey, volle così incontrare il fondatore della ‘Chiesa di Satana’ e ci riuscì ma è importante sottolineare, cosa che Centini non fa scambiandolo invece per un ‘santone’ dedito al diavolo, che tutta l’invenzione di una religione satanista di LaVey non era altro che la messa in atto di un ateismo integralista quanto furbesco per le sue tasche e i suoi ridicoli esibizionismi. 

Tuttavia Ricardo non aveva bisogno di approfondimenti ulteriori in questo senso, era appena maggiorenne, e questo gli bastò. Iniziò ad uccidere. Entrava nelle case di notte, stuprava ripetutamente e lo faceva con una violenza inaudita, l’età non importava, abusò pure di una donna di 79 anni o di un’altra invalida; uccideva per prima cosa i mariti e i compagni, dopodiché la sua brutalità veniva rivolta sulle ragazze o signore che fossero: mutilazioni, incisioni sulle carni, alle vittime intimava di giurare su Satana, disegnava sui muri delle abitazioni i pentacoli rovesciati, in una occasione scrisse ‘Jack the knife’, il titolo di una canzone dei Judas Priest che ha un testo dedicato proprio a Jack lo Squartatore. 

Per eseguire le sue nefandezze smise anche di drogarsi, aveva bisogno della massima lucidità durante le sue realizzazioni sanguinarie. 

Durante il processo si divertì a mostrare il suo apparente satanismo: una volta, si presentò con il pentacolo rovesciato sul palmo della mano, un’altra volta salutò i giornalisti con un “Salve Satana” e ai giudici disse: “Lucifero dimora in ognuno di noi”.

In carcere disse ad un suo compagno di cella: “Ho ammazzato venti persone, amico. Mi piace tutto quel sangue”, intanto cominciò a ricevere così tante e repellenti attenzioni femminili. Condannato a morte per 13 omicidi, un tentato omicidio, 24 stupri e altri capi d’imputazione, trascorse ben 24 anni senza che quella condanna diventasse esecutiva. Morì di morte naturale nel 2013.        
      
Il libro si chiude con un capitolo sul voodoo, tanto per confermare che l’argomento trattato non c’entra nulla con quel che il lettore si aspetterebbe, e un capitoletto  alquanto inutile sulla possessione.

In definitiva “Uccidere per Satana” è una lettura che non merita troppo impegno, una lettura che ci potrebbe stare se non si pretendesse abbastanza come invece si dovrebbe richiedere abitualmente da un libro e da un antropologo; a tratti piacevole, troppo spesso sbrigativo e un po’ raffazzonato, diciamo che certamente il Centini ha messo il titolo che gli conveniva mettere, per onestà avrebbe dovuto aggiungere il sottotitolo: “l’ho intitolato per quello che mi conveniva, si deve pur campare no? Oh! E poi devo comprare la macchina nuova!”.