(Intima ed irregolare rubrica Libraria)
D'ORDINE DEL COMANDO GERMANICO. MISFATTI ED EROISMI RACCONTATI NEI "RAPPORTI" DELLA GNR DI VARESE. NOVEMBRE 1943 - APRILE 1945
Certi documenti non fanno bene alla Resistenza o meglio non fanno bene all'impalcatura del suo 'mito', costruita solidamente nei decenni.
Perché?
Perché vanno ad intaccare quel costrutto ideologico gelosamente custodito, che non ammette ripensamenti, revisioni, nuove analisi come invece dovrebbe essere per tanti e ovvi motivi, non così ovvi però per le chiuse faziosità di taluni - non pochi - che vorrebbero fare i partigiani più dei partigiani a distanza di 70 anni e pur sempre con le pantofole ai piedi e il profilo social sempre attivo.
Rapine a mano armata, ricevute di 'pagherò' che a fine guerra si riveleranno del tutto fasulle, furti di stecche di sigarette, calzettoni, fiaschi di vino, alimenti destinati alle popolazioni ecc., attentati alle strutture di pubblica utilità, rilascio di informazioni di qualsiasi tipo agli Alleati che ne approfittavano per eseguire bombardamenti a tappeto contro centri di importanza militare ma anche contro quelli civili, sequestri di persona, pistolettate alle spalle dopo aver avvicinato in borghese l'obiettivo prefissato, ricatti, intimidazioni, esecuzioni sull'uscio di casa davanti ai familiari, brutali stragi rimaste impunite, vendette trasversali.
I partigiani furono anche questo, furono per la maggior parte delle volte questo; a rimetterci non furono soltanto i cosiddetti fascisti, bastava esser sospettati di filo – fascismo o esser considerati d'intralcio alle 'attività ribelli', si poteva esser il bersaglio di regolamenti di conti che con la politica e la 'Liberazione' avevano poco o nulla a che fare; si poteva esser presi di mira in quanto parenti o amici o collaboratori della persona da colpire, si poteva più semplicemente esser al posto e al momento sbagliato.
Nel dopoguerra non solo tutto cadde nel dimenticatoio ma tante di queste azioni si trasformarono in medaglie al valore per coloro che le commisero, comprese tutte quelle intraprese dai comunisti, i principali fautori della guerra civile ricercata sempre, ovunque e comunque.
Alle azioni corrispondono spesso le reazioni - rappresaglie incluse - ma gli autori delle pianificate 'gesta' inutilmente sanguinarie ne erano perfettamente consapevoli, anzi l'obiettivo era proprio questo: alzare il livello dello scontro e della violenza fratricida a tutti i costi e al costo delle vite di tutti.
Eppure la cosa curiosa è che questa tipologia di documentazione, pubblicata lungo i diversi anni, ha visto la luce soprattutto grazie ad una serie di storici di sinistra, supportati dagli istituti storico resistenziali, storici che non senza capriole interpretative e censorie hanno cercato goffamente di darne una lettura quanto meno parziale e appunto 'mitologica'.
Al di là di ciò, questa corposa raccolta, come le altre, risulta essere imprescindibile per capire per davvero cosa fu la RSI e cosa accadde in quei caotici 600 giorni.
Un'ampia sezione poi è stata dedicata al “Ponte” ossia a tutte quelle relazioni che si instaurarono tra RSI e una parte dell'antifascismo per il pacifico passaggio delle consegne del potere e di tutte le riforme sociali, soprattutto la socializzazione.
Ma gli eventi, si sa, presero una piega ben diversa.