domenica 10 agosto 2025

A PIEDE LIBRO n.119 - La signora in giallo. Primo piano di un delitto - Jessica Fletcher

A PIEDE LIBRO n.119
Intima ed irregolare rubrica libraria

LA SIGNORA IN GIALLO. PRIMO PIANO DI UN DELITTO. 

Il “Vedi Napoli e poi muori”, attestato anche da Goethe, il quale confermava quella strana malinconia nel lasciare la città partenopea, è un modo di dire che oggi sarebbe meglio correggere in “Capace che muori mentre vedi Napoli”. 

Intanto da anni, almeno nella finzione, potrebbe essere applicato ad  una simpatica cittadina letale e quindi potrebbe esser modificato così: “Vedi Cabot Cove e muori”, ma per fortuna, per l’incolumità di tutti, Cabot Cove esiste solo nella fantasia.

Il paesello del Maine stavolta viene coinvolto non proprio in pieno, visto che buona parte delle scene si sviluppa nel piccolo aeroporto adiacente al centro abitato, dove si svolgono le riprese di un film basato su un romanzo pubblicato tempo prima da Jessica Fletcher, intitolato “Decisione fatale”, e che aveva trattato il caso di un altro omicidio avvenuto sempre a Cabot Cove, riportando, revisionandolo, parte del dibattimento; una pubblicazione insomma in cui si metteva in dubbio la sentenza passata in giudicato e che attribuiva l’assassinio ad una donna rivale in amore. 

È quel che in gergo si può chiamare un ‘Roman à clef’, ossia “un romanzo a chiave, che nasconde la vita reale dietro a una facciata di finzione”. 

I cabotcoviani corrono in massa per farsi assumere come comparse, ma  Cabot Cove va soprattutto in subbuglio per i vari permessi concessi alla troupe cinematografica.

Inevitabilmente ci scappa un altro cadavere, sennò che “Signora in giallo” sarebbe? Anche questa storia serve perciò per approfondire le caratteristiche di alcuni noti concittadini della Fletcher. 

Ovviamente ci sta lo sceriffo Mort  Metzger, questa volta anche l’allegra parrucchiera Loretta Spiegel, Mara la titolare della amata tavola calda, la giornalista locale della “Cabot Cove Gazette” Evelyn Phillips sempre a caccia della notizia di grido, l’evanescente rivenditrice di immobili Eve Simpson, che si prenderà in adozione il cagnolino della attrice assassinata e in effetti un cagnolino dell’agente immobiliare Eve Simpson compare pure nella serie TV. 

Immancabile è il solito ed interminabile cicaleccio del paesino, crescente, spassoso: “Devo ammettere che la tavola calda di Mara, la panetteria di Charlene Sassi e l’ufficio postale sono una fonte di informazioni alla quale mi rivolgo spesso”, tuttavia bisogna stare sempre attenti ai vocii, che sono un po’ come il gioco del ‘telefono senza fili’, qui riesumato, in cui il primo della fila dice una parola, questa parola passa di bocca in bocca, da orecchio ad orecchio, fino all’ultimo della fila, il quale in teoria dovrebbe pronunciare la parola o le parole dette dal capofila, il che, il più delle volte, non riesce. 

Roba da Neolitico, alla quale da piccolino ho giocato anche io che oggi un ragazzino non sono più. Il telefono torna spesso in questa storia, Jessica in diverse occasioni controlla la sua intasata segreteria telefonica e arriva al bandolo della matassa anche attraverso le tante telefonate. Infine lo stesso finale, nel più tipico e divertente dei finali della serie Tv, termina con un’altra telefonata strappa risate che dà modo a Bain di ricordare un altro suo precedente romanzo scritto per la ‘La Signora in Giallo’, uno dei tanti, uscito in precedenza: “Brandy & pallottole”.

Rimangono impressi altri due proverbi non nostri e ripresi in queste pagine: “tre persone possono mantenere un segreto, se due di loro sono morte”, ma non è niente male neppure il “Sapete, si dice che gli uomini soffrano da ‘cecità da frigorifero’, perché non riescono mai a trovarci niente di quello che cercano”.    
 
Un film col titolo di “Vampiri e zombi da Giove”, girato dal regista qui all’opera,  non si è mai visto, ma guardandoci indietro si può dire che non si è affatto lontani dalla realtà di un tempo e neppure da quella odierna: “La sorprenderebbe scoprire quanto sia appassionato il pubblico dei vampiri e degli zombi, per quanto poco numeroso. Se un film gli piace, va a rivederlo in continuazione. E in questo modo garantisce buoni risultati al botteghino”; D. Bain sa che nella storia del cinema, soprattutto di serie B, se ne sono viste e sentite di tutti i colori, quindi pure scherzandoci sopra individua bene quel che una volta era il pubblico di certe strambe pellicole. 
Sempre utilizzando i personaggi fittizi, Bain, al suo solito, lancia qualche strale qua e là, sia contro il circuito hollywoodiano (“ogni informazione riservata è moneta di scambio nel regno di Hollywood”), che contro gli attori di Hollywood (“Questa gente ha un ego spropositato, ma un cervello da gallina”), assimilati al personaggio nevrotico interpretato da Gloria Swanson (1899-1983) in ‘Viale del tramonto’, film noir di Billy Wilder del 1950. Tanti di questi istrioni hanno un loro mago o astrologo al loro seguito e difatti Bain mette al centro della storia una astrologa accompagnatrice e consigliera della primadonna del cast, ma per fare ciò si è dovuto fare prima una cultura in materia, rivelata ai lettori sui suoi ringraziamenti, in cui riconosce di essere stato aiutato da una persona non citata per nome e cognome, che lo ha introdotto in alcuni “Aspetti della lettura sul quadro astrale”. 

Ci sono pure altri attacchi da parte dello scrittore: uno sul “favoritismo, cosa abbastanza comune anche a Hollywood”, l’altro sul possesso tipicamente statunitense di un’arma da fuoco da parte di tutti, dall’ultimo macchinista al primo produttore, ognuno ha la sua pistola per difendersi, che però talvolta può diventare un’arma a disposizione di qualcun altro non necessariamente ben intenzionato (Mort Metzeger : “Ma che razza di gente! Sembra di essere nel Far West”). E gli avvocati? “Quei tizi si danno sempre man forte gli uni con gli altri”.  

Un po’ di sana italianità appare pure stavolta: una delle protagoniste, Sunny, sa parlare l’italiano; inevitabile è il ristorante locale “Peppino’s” e  ci scappa anche un “Buon appetito!” tra un dialogo e l’altro proprio da “Peppino’s”.  

L’autore coglie l’occasione anche per descriverci come funziona il dietro le quinte di un film; ad esempio  la cosiddetta “zona calda” corrisponde alla scenografia e tutto quel che coinvolge le imminenti riprese, sebbene in “Primo piano di un delitto”, ben presto, ‘la zona calda’ diventi una scena del crimine; importantissima è altrettanto la “continuità” alla quale tiene moltissimo chi fa questo lavoro  (“Mettiamo che il copione richieda ad un attore di appoggiare un libro sulla scrivania durante una scena e che dopo un po’ vadano tutti a pranzo. Quando si ritorna a lavoro, il libro dovrà trovarsi nella stessa identica posizione. Altrimenti potrebbe confondere l’attore o, ancora peggio, se ne non ce ne accorgiamo, potrebbe distrarre lo spettatore”).

Ci sta molto altro, ci sta anche l’imitatore di un alce in calore!?!?! Sì è proprio così! Dopodiché la battuta “Li ha letti tutti?” di uno dei personaggi messo davanti ad una grande biblioteca mi fa pensare alla risposta di un mio professore che di libri ne ha molti e che mi disse, tanti anni fa, “bisogna essere cretini!”, quando la gente andava a casa sua e osservando la sua collezione di libri gli chiedeva appunto: “Li ha letti tutti???”. A proposito di libri, chissà se esiste per davvero il manuale “Monologhi famosi di attori famosi” spesso menzionato in questo racconto, non saprei e una ricerca sbrigativa non mi ha portato a nulla ma immagino che di testi di questo tipo ce ne siano diversi. 

Bain ricorda pure che esiste la Lacrosse, uno sport con un suo seguito in Canada e negli Stati Uniti, pressoché sconosciuto dalle nostro parti, che ha una origine tra i nativi americani del XV secolo d. C.,  ed è appunto uno sport dove le squadre devono gettare una palla nella porta avversaria, utilizzando una speciale racchetta, ma non mi si chieda di più perché di più non so e di più non mi interessa saperlo. Bain fa anche una bella pubblicità allo scrittore Jaden Terrell o almeno penso che la faccia a questo scrittore perché sul testo stampato in realtà viene presentato come Jaden Terrel, con una ‘l’; fa leggere uno dei suoi gialli alla Fletcher, in uno dei brevi momenti di risposo della involontaria ma sempre presente investigatrice. In effetti Jaden Terrell scrive gialli/thriller ma è un autore in Italia del tutto sconosciuto. 

“Close up on murder” uscì nel 2013 negli Stati Uniti, l’anno dopo per la Sperling & Kupfer col titolo di “Primo piano di un delitto” in Italia e non ci potevano essere tentennamenti, anche questa volta la Fletcher risolve il caso e fa riaprire le indagini sull’omicidio commesso anni prima.
Vabbè, che lo dico a fare, Jessica Fletcher è la solita “vecchia impicciona”, una “vecchia ficcanaso”. 

Non lo dico mica io, ma chi ha avuto il piacere o il dispiacere di conoscerla.