Nessun movimento o partito ha mai patito sacrifici e versato tanto sangue come la Guardia di Ferro.
In un intervista pubblicata nel 1977, Horia Sima, colui che prese le redini del guardismo dopo il barbaro assassinio di Codreanu nel 1938, fece il punto della situazione su tutto quello che era accaduto, sulle persecuzioni subite da tutti anche da coloro che avrebbero dovuto essere degli alleati e sui pericoli che l'Europa correva davanti all'avanzante comunismo e in generale di fronte al suo declino endemico, ancora attuale come in quegli anni e più di quegli anni:
"Quando un popolo non è più capace di tracciare il suo avvenire sotto la forma di un'impresa storica, inizia il suo declino […] Mazzini, il teorico del Risorgimento e del concetto di «nazione» e di «nazionalità», ritiene che una nazione non esista che in funzione della missione alla quale adempie, esattamente come Josè Antonio e Codreanu.
"Quando un popolo non è più capace di tracciare il suo avvenire sotto la forma di un'impresa storica, inizia il suo declino […] Mazzini, il teorico del Risorgimento e del concetto di «nazione» e di «nazionalità», ritiene che una nazione non esista che in funzione della missione alla quale adempie, esattamente come Josè Antonio e Codreanu.
Ecco le parole di Gioacchino Volpe quando spiega la dottrina di Mazzini nel libro «L'Italia che fu»: «Potente, statuario rilievo e spirituale fondamento egli diede alle nazioni. Ogni popolo chiamato ad essere nazione è non solo certa lingua e certe condizioni geografiche, ma anche e specialmente certa coscienza, certa idea, certo fine di raggiungere, certa parte di lavoro da compiere nel lavoro comune degli uomini tutti, certa missione. Specialmente questa missione è il segno della personalità di un popolo, rivelata come essa è dalla storia sua… ».
«La moralità e la potenza di un popolo si commisurano alla stregua della sua fedeltà alla propria missione, o del suo sviarsi da essa»".