Tre considerazioni da parte di chi, giovanissimo, scelse la "parte sbagliata" in quel tragico 1943:
1)
"quando la nave affonda fuggono non solo i topi, ma talvolta anche gli
eroi. I pazzi no, compresi quelli come me che non credono neppure più di andare a morire «per l'onore d'Italia»: i pazzi non fuggono perché non
vogliono concludere ragionevolmente le più irragionevoli storie, in
sintonia con le proprie scelte";
2)
"Appena due mesi dopo la guerra era finita, e non l'avevano vinta i
morti, come avevo affermato nel mio articolo, ma una congerie di partigiani veri, partigiani falsi, borsari neri, fuoriusciti
antifascisti, industriali già fascistissimi e ora fieramente
democratici, prelati. Ma soprattutto una schiera di cattivi maestri,
quelli in sughero che galleggiano su tutte le acque, che hanno
continuato ad insegnare ai ragazzi";
3)
"Ancora oggi mi chiedo quanti di quelli che, avendo fatto al momento
giusto il salto della quaglia e trovandosi sullo scranno per giudicare
me e altri che come me non furono né saggi né furbi, non si sarebbero
dovuti sedere invece al banco degli imputati".