AUGUSTUS
Ci sono due costanti nella storia di Roma antica: le guerre, comprese quelle civili, e le parentele naturali o acquisite che compongono una fitta rete, talvolta pure poco comprensibile, tra i celebri protagonisti della Repubblica ma soprattutto dell’Impero.
Nel mentre l’adolescente Ottavio, occhi chiari, capigliatura biondastra, corporatura esile, proseguiva i suoi rigidi studi greci e gli allenamenti militari; lo zio Cesare, oltre a trasferirgli i principi di Etica, il pensiero politico e la volontà d’azione, gli assegnò il compito di rimettere ordine ai suoi appunti che aveva portato con sé dalla lunga guerra di Gallia, ma Ottavio iniziò anche a partecipare alle prime riforme sociali e politiche che lo zio stava per approntare e a prendersi cura dei conti di Stato.
Una prima epurazione avvenne a Filippi, in Grecia, era il 42 a.C. e Bruto e Cassio furono sconfitti specialmente dal capace Antonio, mentre Ottaviano ebbe non poche complicazioni strategiche.
La politica di Augusto seguì alcune direttrici ben precise che condussero ad un progressivo accentramento dei poteri:
Sbirciando quegli anni non possono non saltare all’occhio le due classi, quella degli intellettuali e quella degli artisti, che Augusto foraggiò e sulle quali fece leva, due classi tra le più incredibili di tutte le epoche, molto spesso messe sotto tutela di Mecenate che seppe valorizzarle e rilanciarle: indimenticabili rimangono i nomi di Sallustio, Virgilio, Orazio, Tibullo, Properzio, Seneca, Tito Livio, Ovidio, Vitruvio ecc.
Idem per coloro che affiancarono l’imperatore nelle attività statuali e militari, tante per dirne uno: Agrippa ma in generale Augusto fu in grado di rinnovare e formare una intera generazione di brillanti burocrati a di sorreggere i complessi gangli di uno Stato composito come quello romano. Molti di loro però morirono prima del loro Imperatore, che con l’andar degli anni rimase sempre più solo.
La Pace oggi come allora è però una chimera. Il Cesare di Roma in realtà dovette contenere le rivolte in Spagna, le pericolose pressioni in Medio Oriente, riuscì a sventare un colpo di Stato a suo danno; il traballante confine germanico e tutto il difficile confine danubiano fu sempre difeso dai capaci e valorosi Druso e Tiberio, ai quali si aggiunse poi Germanico, ma a volte quelle furono imprese lo stesso difficili che come tali non potevano non dare adito a forti preoccupazioni per il futuro.
Come parzialmente visto, di lati oscuri ce ne sono come ci sono tante incongruenze, ad esempio pur cercando di essere un grande moralizzatore, Augusto una bellissima amante la ebbe, si trattava della colta e fidata Flavia, utile anche per gli affari nascosti di Stato.
Tuttavia il suo più grande cruccio fu quello di non riuscire a passare il testimone, non ebbe figli maschi, li ebbero invece altri suoi parenti stretti ma in un modo o nell’altro giovanissimi passarono a miglior vita.
Mancavano pochi giorni al suo settantasettesimo compleanno, il suo governo era durato per più di 50 anni, sappiamo che durante la sua vita scrisse memorie ed appunti, sappiamo che prima di morire compilò quello che si può considerare un vero e proprio corposo vademecum sulla buona amministrazione dello Stato, sulle linee politiche da tenere a mente per il bene di Roma, sui suoi funerali, sui consigli da dispensare a Tiberio, il quale avrebbe preso il suo posto e altro ancora, ma purtroppo però nulla di tutto ciò ci è arrivato.
Ci sarebbe molto altro da dire però mi fermo qua. Tra poco ci pensa Canfora con alcune sue puntualizzazioni indispensabili, soprattutto quelle relative alla presunta Democrazia in Roma.
Saluti romani
Ci sono due costanti nella storia di Roma antica: le guerre, comprese quelle civili, e le parentele naturali o acquisite che compongono una fitta rete, talvolta pure poco comprensibile, tra i celebri protagonisti della Repubblica ma soprattutto dell’Impero.
Di questo complesso parentado, intessuto volta per volta con perizia per la conquista del potere, evito di parlare il più possibile per non inciamparci inevitabilmente sopra, ma in ogni caso, visto l’argomento trattato, limito questo mio pezzo per dar spazio ad un post che pubblicherò subito dopo nella mia bacheca, un post mediante il quale ripropongo la biografia di Augusto presentata in modo autorevole dallo storico Luciano Canfora.
Ottavio nacque da Azia, figlia di Giulia, sorella di Gaio Giulio Cesare, il 23 settembre del 63 a.C., era l’epoca in cui Gneo Pompeo aveva un grande potere sia politico che militare per le sue numerose e strabilianti guerre vinte.
Ottavio nacque da Azia, figlia di Giulia, sorella di Gaio Giulio Cesare, il 23 settembre del 63 a.C., era l’epoca in cui Gneo Pompeo aveva un grande potere sia politico che militare per le sue numerose e strabilianti guerre vinte.
In quell’anno erano consoli Antonio e il giurista dei giuristi: Marco Tullio Cicerone, il quale se la doveva vedere con il ribelle Catilina. Fu un bagno di sangue per i rivoltosi.
Seguì il famoso triumvirato di Cesare, Crasso e Pompeo, sotto il quale Cesare intraprese la campagna militare in Gallia che si concluse positivamente sette anni dopo.
Il decesso di Crasso creò un’altra grave instabilità, Cesare e Pompeo arrivarono ai ferri corti, il primo proferì la famosa frase “il dado è tratto”, era il 50 a.C., le truppe al suo seguito stavano per passare il Rubicone per raggiungere Roma ma lo scontro tra i due si spostò a Durazzo e poi a Farsalo; la fuga dell’imbattibile Pompeo si fermò in Egitto nel 48. a.C., quando il re Tolomeo XIII, pensando di fare un favore a Cesare, lo fece uccidere.
Il sovrano pagò con la morte, perché solo un romano poteva togliere la vita ad un altro romano gli disse Cesare. Da quel momento in poi sul trono d’Egitto si insediò Cleopatra che diventò l’amante di Cesare e che mise al mondo il loro figlio Cesarione.
Nel mentre l’adolescente Ottavio, occhi chiari, capigliatura biondastra, corporatura esile, proseguiva i suoi rigidi studi greci e gli allenamenti militari; lo zio Cesare, oltre a trasferirgli i principi di Etica, il pensiero politico e la volontà d’azione, gli assegnò il compito di rimettere ordine ai suoi appunti che aveva portato con sé dalla lunga guerra di Gallia, ma Ottavio iniziò anche a partecipare alle prime riforme sociali e politiche che lo zio stava per approntare e a prendersi cura dei conti di Stato.
Il suo battesimo delle armi avvenne in Spagna quando con l’esercito di Cesare riportò la vittoria contro i figli di Pompeo e i pompeiani, il tutto terminò definitivamente qualche anno dopo quando fu Sesto Pompeo ad essere battuto.
Le ‘idi di marzo’ videro l’assassinio di Cesare per mano di Bruto e Cassio, un crimine che aprì le porte ad una nuova successione, tanto più perché nel testamento Ottavio, menzionato con il nome di Ottaviano, veniva nominato per l’avvicendamento al potere; non aveva neppure 19 anni e si scatenarono delle forti frizioni tra coloro che puntavano a guidare Roma.
Una prima epurazione avvenne a Filippi, in Grecia, era il 42 a.C. e Bruto e Cassio furono sconfitti specialmente dal capace Antonio, mentre Ottaviano ebbe non poche complicazioni strategiche.
A quel punto lo scoglio più grande era rappresentato dal valido Marco Antonio; una difficoltà che in quel momento fu aggirata con il triumvirato al quale si era unito Lepido e durante il quale furono liquidati gli avversari di tutti e tre i componenti, soprattutto il famoso Cicerone, inviso a Marc’Antonio.
Lo scontro però era ormai inevitabile e scoppiò prima con la battaglia di Azio nel 31 a.C. per chiudersi con l’inseguimento fino in Egitto, dove gli amanti Marc’Antonio e Cleopatra, non avendo più scelta, si suicidarono e dove neppure Cesarione fu graziato dal vincitore Augusto.
Con la pacificazione fu avviato un vasto piano architettonico che fu all’origine della ristrutturazione del Palatinato, della progettazione e della prima messa in opera del Pantheon - che però fu portato a termine dopo la morte di Augusto - della costruzione del grande Teatro Marcello - dedicato al figlio della sorella Ottavia, deceduto prematuramente e che già era stato predestinato a prendere il posto dello zio Augusto al momento dovuto - dell’Ara Pacis, di una ramificazione stradale che potesse permettere a chiunque di raggiungere agilmente il più lontano angolo dell’Impero e di molto altro ancora.
Con la pacificazione fu avviato un vasto piano architettonico che fu all’origine della ristrutturazione del Palatinato, della progettazione e della prima messa in opera del Pantheon - che però fu portato a termine dopo la morte di Augusto - della costruzione del grande Teatro Marcello - dedicato al figlio della sorella Ottavia, deceduto prematuramente e che già era stato predestinato a prendere il posto dello zio Augusto al momento dovuto - dell’Ara Pacis, di una ramificazione stradale che potesse permettere a chiunque di raggiungere agilmente il più lontano angolo dell’Impero e di molto altro ancora.
La politica di Augusto seguì alcune direttrici ben precise che condussero ad un progressivo accentramento dei poteri:
1) quella demografica, poiché il Princeps aveva compreso perfettamente che senza figli uno Stato sarebbe caduto senza la speranza di potersi rialzare e Roma ai suoi tempi soffriva di una grave crisi in questo senso, da qui le sue particolari attenzioni sulla sacralità della famiglia e al numero delle nascite, un dato in ogni caso da accrescere per sostenere un esercito permanente di almeno 100 mila uomini e dunque per difendere gli estesi confini e l’esistenza stessa di Roma; da qui anche le leggi che agevolavano i matrimoni e concedevano del denaro pubblico ai coniugi che facevano figli a scapito di coloro che invece rimanevano celibi o nubili e che dovevano pagare una tassa proprio per non aver contratto uno sposalizio;
2) quella attinente alla cultura, poiché Roma aveva bisogno di ergersi di fronte agli altri popoli assoggettati, di essere un faro di civiltà per gli altri e per i cittadini romani e le figure principali per questa missione non potevano non essere che i poeti, cioè coloro che avevano la funzione di tramandare i principi e di affermare il prestigio del presente Impero;
3) quella riguardante la morale, in quanto era palese che i costumi romani si erano andati deteriorando a svantaggio della salute e dell’etica pubblica; le varie riforme esattoriali, quelle riguardanti il controllo politico della magistratura, quelle contro l’usura e il gioco d’azzardo per contrastare la diffusa corruzione ne furono un esempio, come lo furono il contenimento della prostituzione, le punizioni previste per l’adulterio, i festeggiamenti circensi ai quali vennero contrapposte le manifestazione di aggregazione e rievocazione storico-politico-culturali, come nel caso delle celebri battaglie vittoriose riportate nel passato e riproposte nel grande lago artificiale della Magliana, o i Ludi Secolari (a fine maggio – inizio giugno di ogni anno), grazie ai quali si commemorava la caduta dalla monarchia, sostituita dalla Repubblica, e mediante i quali si dovevano ribadire i grandi valori di Onore, Fede, Pace (naturalmente Pax Romana), Pudore ecc.;
4) l’altra a proposito dei valori della Tradizione, essenziali per una risveglio delle forze, dei simboli di una Roma che all’atto pratico non aveva dimenticato di essere se stessa; dunque il rispetto delle celebrazioni e delle festività religiose acquisirono significati sempre più preziosi per le autorità e per il popolo, l’intenzione era quella tornare all’età dell’Oro dei Padri, di rivalorizzare la Natura, la terra e l’agricoltura.
Sbirciando quegli anni non possono non saltare all’occhio le due classi, quella degli intellettuali e quella degli artisti, che Augusto foraggiò e sulle quali fece leva, due classi tra le più incredibili di tutte le epoche, molto spesso messe sotto tutela di Mecenate che seppe valorizzarle e rilanciarle: indimenticabili rimangono i nomi di Sallustio, Virgilio, Orazio, Tibullo, Properzio, Seneca, Tito Livio, Ovidio, Vitruvio ecc.
Idem per coloro che affiancarono l’imperatore nelle attività statuali e militari, tante per dirne uno: Agrippa ma in generale Augusto fu in grado di rinnovare e formare una intera generazione di brillanti burocrati a di sorreggere i complessi gangli di uno Stato composito come quello romano. Molti di loro però morirono prima del loro Imperatore, che con l’andar degli anni rimase sempre più solo.
La Pace oggi come allora è però una chimera. Il Cesare di Roma in realtà dovette contenere le rivolte in Spagna, le pericolose pressioni in Medio Oriente, riuscì a sventare un colpo di Stato a suo danno; il traballante confine germanico e tutto il difficile confine danubiano fu sempre difeso dai capaci e valorosi Druso e Tiberio, ai quali si aggiunse poi Germanico, ma a volte quelle furono imprese lo stesso difficili che come tali non potevano non dare adito a forti preoccupazioni per il futuro.
La clamorosa disfatta nelle foresta di Teutoburgo in effetti instillò un terrore come in poche altre occasioni avvenne nella storia di Roma, tant’è che Augusto subito dopo procedette ad un severo repulisti, con espulsioni di celti e germani cacciati dai confini romani e approvò una serie di rimozioni dai ruoli che quegli stranieri ricoprivano all’interno dello Stato, mentre le restrizioni per le concessioni della cittadinanza romana erano già in atto da tempo.
Come parzialmente visto, di lati oscuri ce ne sono come ci sono tante incongruenze, ad esempio pur cercando di essere un grande moralizzatore, Augusto una bellissima amante la ebbe, si trattava della colta e fidata Flavia, utile anche per gli affari nascosti di Stato.
Tuttavia il suo più grande cruccio fu quello di non riuscire a passare il testimone, non ebbe figli maschi, li ebbero invece altri suoi parenti stretti ma in un modo o nell’altro giovanissimi passarono a miglior vita.
Puntò molto sulla figlia Giulia che in effetti di eredi ne mise al mondo, grazie anche alla combinata unione con Agrippa, ma non fu sufficiente, anzi Giulia ad un certo punto della sua esistenza cadde in talune scostumatezze che costrinsero il padre ad allontanarla da Roma. Lo stesso accade per la figlia di Giulia minore.
Mancavano pochi giorni al suo settantasettesimo compleanno, il suo governo era durato per più di 50 anni, sappiamo che durante la sua vita scrisse memorie ed appunti, sappiamo che prima di morire compilò quello che si può considerare un vero e proprio corposo vademecum sulla buona amministrazione dello Stato, sulle linee politiche da tenere a mente per il bene di Roma, sui suoi funerali, sui consigli da dispensare a Tiberio, il quale avrebbe preso il suo posto e altro ancora, ma purtroppo però nulla di tutto ciò ci è arrivato.
Tiberio diventò Imperatore, non lo aveva mai molto amato, era un militare senza eguali, un uomo tutto d’un pezzo ma aveva dimostrato in varie occasioni di non aspirare per davvero al comando imperiale, in più era sempre rimasto indifferente agli imperituri valori di Roma e poi Tiberio, figlio del precedente matrimonio di Livia, non faceva neanche parte della gens Iulia a cui apparteneva Ottaviano, ma non ci fu altra scelta e andò così.
Non ho mai avuto molta simpatia per le biografie romanzate dei grandi personaggi del passato, riesco a fare eccezione per i libri pubblicati dallo storico Antonio Spinosa e poco altro, a parte ciò non posso non segnalare qualche data errata trascritta dall’autore Armando Rossini e qualche sua fantasia e forzatura.
Non ho mai avuto molta simpatia per le biografie romanzate dei grandi personaggi del passato, riesco a fare eccezione per i libri pubblicati dallo storico Antonio Spinosa e poco altro, a parte ciò non posso non segnalare qualche data errata trascritta dall’autore Armando Rossini e qualche sua fantasia e forzatura.
Non sfuggono neppure gli stereotipati ritratti che fa di Cleopatra presentata essenzialmente come una donna facile e opportunista, quello di un Marc’Antonio soltanto cinico, di un Tiberio insensibile e menefreghista, della moglie di Augusto, Livia, una donna definita come “perversa” per le sue interminabili trame ecc. ma probabilmente quel che convince meno di tutto è questa fissazione per la democrazia che acceca e confonde pure l’evidenza, una deviazione storica tutta moderna, e che gli fa ripetere ossessivamente l’idea di un Augusto sempre e comunque democratico, di un Augusto investito di onorificenze, poteri spirituali (diventò anche Pontifex Maximus) e temporali pressoché assoluti, o quasi, grazie solo alle gentili e continue concessioni del Senato, di qualche senatore, dei Romani o di chiunque altro, il tutto ottenuto grazie alle sue riconosciute capacità sovrumane. È uno dei tanti corti circuiti odierni che fanno a pugni con la realtà storica.
L’agiografia di Rossini quindi non è sempre credibile, è indiscutibile che Ottaviano sia stato un uomo di grande valore, coltissimo, intelligente, scaltro ma fu anche spietato, calcolatore, se non feroce, al Potere non ci si arriva chiedendo il permesso e scusandosi, ma questa è una ovvietà.
L’agiografia di Rossini quindi non è sempre credibile, è indiscutibile che Ottaviano sia stato un uomo di grande valore, coltissimo, intelligente, scaltro ma fu anche spietato, calcolatore, se non feroce, al Potere non ci si arriva chiedendo il permesso e scusandosi, ma questa è una ovvietà.
Ci sarebbe molto altro da dire però mi fermo qua. Tra poco ci pensa Canfora con alcune sue puntualizzazioni indispensabili, soprattutto quelle relative alla presunta Democrazia in Roma.
Saluti romani