Intima ed irregolare rubrica libraria
Se
si legge “Pentru Legionari” di Corneliu Zelea Codreanu, uscito in modo
semiclandestino nel 1936 in Romania, si capisce senza difficoltà che
questo testo del marzo 1938 di Lorenzo Baracchia Tua non aggiunge poi
molto all’autobiografia del Capitano, perché da quest’ultima aveva
estrapolato diversi passaggi e tante informazioni e, tra l’altro, non
poche pagine senza di essa risulterebbero poco chiare e complete. Eppure
questo libro ha più di qualcosa di straordinario.
Intanto uscì per
conto di “Goliardia Fascista”, quindicinale dei Giovani Universitari
Fascisti dell’Università di Firenze, il che vuol dire che proprio tra i
giovani fascisti la storia, le azioni e le idee della Legione
dell’Arcangelo Michele si stavano facendo strada, dopodiché questo libro
precedette di qualche mese l’edizione italiana proprio di “Pentru
Legionari” che in Italia comparve sempre nel 1938 col titolo “Guardia di
Ferro (per i Legionari)”, il che sta a significare che la pubblicazione
di L. Baracchi Tua fu la prima ad essersi occupata del movimento di
Codreanu; inoltre la prefazione è di tutto riguardo, fu scritta da
Miahil Manoilescu, economista, ex Ministro dell’Economia, ex Ministro
dei Lavori Pubblici ed ex Ministro dell’Industria e del Commercio,
filo-fascista, uno dei tanti che poi morì nelle carceri comuniste del
suo Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale.
In questa prefazione
Manoilescu ricordava che L. Baracchia Tua era stato in Romania, che
questo autore conosceva bene la lingua romena ed “Egli ha compreso che
l’attuale atteggiamento romeno non è un fenomeno di imitazione o di
importazione, ma una manifestazione originale e autonoma dello spirito
romeno”.
Terminata la Grande Guerra, Corneliu Z.
Codreanu diventò nel suo piccolo un protagonista nelle lotte
universitarie e in quelle scoppiate per strada e che avevano lo scopo di
contrastare l’avanzata delle Sinistre.
I nemici erano gli ebrei e i
tanti dirigenti comunisti e socialisti che erano per la maggior parte
d’origine ebraica, in Romania e ancor più altrove. Il dominio giudaico
nei media fece sì che “ho imparato tanto antisemitismo quanto basta per
tre vite d’uomo”.
Il giovane Codreanu aveva già dentro di sé una sua
missione eroica da portare alle estreme conseguenze se possibile: “Chi
sa morire come Decebalo, non muore mai”. La battaglia per ripristinare
la funzione religiosa all’inaugurazione dell’anno accademico
dell’Università di Iași, fu un altro momento che per lui si rivelò molto
importante: “Da allora mi si è radicata la fede, che non mi lascerà
mai, che chi lotta, anche solo, per Dio e il suo popolo, non potrà mai
esser vinto”.
Nel 1922, iscrittosi alla facoltà di
Economia Politica a Berlino, nella città tedesca iniziò a sentir
parlare di Hitler ma venne a sapere anche della Marcia su Roma e di
Mussolini: “Per noi egli sarà un luminoso portatore di luce che ci darà
la speranza: ci sarà esempio vivo che l’idra può esser vinta” e l’idra
iniziarono a cercare di colpirla reclamando il “numerus clausus” per i
numerosi iscritti ebrei nelle facoltà, proseguì con l’adesione alla Lega
di Difesa Nazional Cristiana, con le manifestazioni contro la modifica
dell’art.7 della Costituzione, che regalava la cittadinanza romena alle
minoranze e in particolar modo a quella ebraica ecc.
A proposito del
“numerus clausus”, lui ed altri andarono a chiederlo di persona anche al
Primo Ministro Ion I.C. Brǎtianu, il quale rispose: “Indicatemi un
Paese d’Europa che lo abbia introdotto e lo introdurrò anch’io”, il
commento di Baracchia Tua è categorico: “Dieci anni dopo in Europa si
adotterà il ‘numerus clausus”, l’Italia, ancora qualche mese, e avrebbe
approvato le cosiddette Leggi Razziali.
I peggiori
in assoluto erano però i traditori: “piuttosto che capitolare
vergognosamente sacrifichiamoci, ma cadano attorno a noi i colpevoli del
tradimento degli interessi romeni. Procuriamoci rivoltelle, spariamo
contro di loro,diamo un esempio terribile che resti per sempre nella
Storia della Romania. Chi sarà prescelto tra noi morirà o rimarrà in
carcere tutta la vita: non ci interessa” disse Ion Moţa. Fu questa la
linea principale tenuta dal movimento che costruì poi Codreanu, i
traditori andavano colpiti, colpiti prima di tutti gli altri.
Il
salto politico di qualità arrivò “Oggi, venerdì 24 giugno 1927 (San
Giovanni Battista) , ore dieci di sera, si costituisce la Legione
Arcangelo Michele sotto la mia guida. La Legione nasce come reazione
spirituale cristiana al disordine che impera nel Paese. I Legionari sono
tenuti a montare la guardia, tre ore per ciascuno, all’immagine
dell’Arcangelo. Era un completamento ammirabile, l’icona rappresentava
la Fede, la guardia intorno ad essa, notte e giorno, lo spirito
guerresco. Da queste due fonti è scaturita la Legione”.
“Coloro
che sapranno amare ancor più dei loro genitori Dio e la Patria, ci
seguiranno. Non con le parole, ma con i fatti!”, il che voleva dire
avere la “fede in Dio”, la “fede della nostra missione”, “l’affetto tra
di noi” e capire ed esprimersi con “il canto”, “Cantavamo ‘Su una roccia
nera’, il canto di Stefano il Grande, la cui melodia ci è stata
tramandata dai suoi tempi, da una generazione all’altra. Si dice che
alle note di questa canzone Stefano entrasse trionfatore nella sua
fortezza di Suceava, cinquecento anni fa. Quando l’udivamo, risentivamo
vivere quei tempi di grandezza e di gloria romena”.
Tutta
l’attività del movimento partiva dal Cuib (letteralmente “nido”),
l’unità di base che costituiva il movimento, che era composta da 3 a 13
membri, e che doveva rispettare alcune regole fondamentali:
1) “La Legge
della disciplina”; 2) “La Legge del lavoro”, d’altra parte “Nello Stato
Legionario chi non lavora non mangia”; 3) “La Legge del silenzio”; 4)
“La Legge dell’educazione”; 5) “La Legge del reciproco aiuto”; 6) “La
Legge dell’onore”.
In ogni caso il “Legionario, nello scrivere e nel
parlare, è breve, chiaro, preciso. I discorsi lunghi e imbrogliati
appartengono alla democrazia”. “Il reclutamento è severissimo. Il nuovo
iscritto riceve il nome di membro e solo dopo tre anni” di fedeltà,
serietà, disciplina, solo dopo, e solo dopo aver superato tutte le
prove, “è considerato «Legionario»”.
Quali potevano essere gli argomenti trattati nelle riunioni di un CUIB? Se ne riporta un esempio:
- “Il contadino nello Stato Legionario”;
- “Come si può arrestare il tentativo di influenza sovietica in Bassarabia”;
- “Esiste un’arte Legionaria?”;
- “Il compito della donna legionaria nella Romania nuova”;
- “Il capitale e l’industria romena”;
- “Politica agraria, riforma finanziaria”;
- “L’Esercito”;
- “Il problema delle minoranze nello Stato romeno”;
- “Chi fu Lenin”,
- “Chi è Benito Mussolini”;
- “Chi è Adolfo Hitler”;
- “L’Opera Balilla”;
- “Il Fascismo prima e dopo il 1922”.
“L’uniforme,
costituita da una «sahariana» verde, è stata soppressa dal governo. Ma
non rinunceremo ad essa: ci faremo uniformi, le vestiremo nei giorni di
festa, soltanto nelle nostre case”, Legionari e familiari “vestiranno la
bella camicia verde, simbolo della primavera del popolo romeno”.
Lo
stile legionario doveva concretizzarsi però sia nella forma che nella
sostanza, il Legionario infatti doveva acquisire il comportamento
dell’eroe, come eroi furono Ion Moţa e Vasile Marin, caduti entrambi
volontari nella Guerra Civile Spagnola. Proprio Marin prima di morire
aveva avvisato che le “devastazioni compiute dai rossi sono
spaventevoli: dappertutto rovine […] Bisognerebbe condurli qui gli
«antifascisti», gli «illuminati»”.
Uno dei
riferimenti culturali della legione dell’Arcangelo Michele, il professor
Nae Ionescu, diceva che la “dottrina si crea attraverso l’azione di
ogni giorno della Legione”, e questo fu, tuttavia questo non voleva dire
che non si potesse e non si dovesse pensare ad una futura politica
estera per il futuro Stato legionario, necessariamente “al fianco di
Roma e di Berlino” diceva Codreanu il 20 novembre 1937. In linea di
massima i cardini del movimenti erano perciò i seguenti:
1)
ANTIDEMOCRAZIA: perché la democrazia rappresentava solo il peggio,
“Dichiaro che la democrazia è al servizio dell’alta finanza
internazionale ebraica”, “Romeni! Una nuova Romania non può uscire dalle
quinte dei Partiti” affermava il Capitano;
2)
ANTICOMUNISMO: la Romania per secoli è stata l’ultimo baluardo d’Europa e
anche in quel momento tornava ad essere la “sentinella di latinità
nell’Oriente”. Il “comunismo non appartiene a questo popolo […] si
potrebbero ripetere le parole del Duce: «noi siamo nati sotto questo
segno». Sotto il vessillo dell’antibolscevismo […] Il trionfo del
comunismo in Romania significherebbe la distruzione della Patria, della
Famiglia, della proprietà individuale, della libertà. Noi siamo tra
coloro che credono che il sole non sorga a Mosca ma a Roma”;
3)
ANTISEMITISMO: a parte le diverse citazioni di noti precedenti
intellettuali e politici romeni,tutti fermamente contrari agli ebrei e
all’ebraismo e al giudaismo, nomi ragguardevoli che vanno da Vasile
Conta a Vasile Alecsandri, da Mihai Kogǎlniceanu a Mihai Eminescu, da
Alexandru Dimitrie Xenopol a Ion Gavanescul fino ad Alexandru C. Cuza,
c’è un passo di questo testo che mi preme riprendere: “Mussolini non è
antisemita. Ma se Mussolini avesse vissuto in Romania, non avrebbe
potuto essere che antisemita perché «Fascismo» significa prima di tutto
difesa della Nazione da tutti i pericoli che la minacciano. Il giudaismo
è giunto al dominio mondiale per mezzo della massoneria, e, in Russia,
per mezzo del comunismo. Mussolini ha distrutto a casa sua queste
mostruose teste giudaiche che minacciavano di morte l’Italia: il
comunismo e la massoneria. Là il giudaismo è stato distrutto in ciò che
rappresentava. Da noi deve essere distrutto in ciò che rappresenta: gli
ebrei, i comunisti, i massoni. Questi pensieri opponevano in generale
noi, giovani romeni, ai tentativi giudaici di distoglierci dalla gioia
per la vittoria di Mussolini”.
4)
RELIGIONE: “Vivere tra i Legionari significa rinascere spiritualmente
[…] Chi prende parte a questa lotta deve sapere che dovrà più soffrire.
Dopo la sofferenza viene immancabilmente la vittoria. Per questo noi
Legionari accogliamo con amore la sofferenza”; il “Legionario crede in
Dio e lo prega per la vittoria della Legione”. Religiosità e sacrificio,
il richiamo alla leggenda di Mastro Manole era chiaro, tanto più perché
questo riferimento lo si faceva in modo esplicito all’interno del
Movimento. Insomma “Chi rinunzia alla tomba, rinunzia alla Resurrezione”
sosteneva Codreanu.
5)
STATO LEGIONARIO: “La Legione è azione”, lo “spirito è il punto
cardinale”, “Dobbiamo vivere un vita di povertà […] soffrire con
continuità per la Patria”, si doveva dunque riconoscere l’importanza
della gerarchia, dela necessità della costituzione di una elite, di
portare avanti i principi religiosi pur sempre tenendo a mente che la
distinzione con la Chiesa non solo non solo era un dato di fatto ma
doveva esser politicamente perseguita, in definitiva “È ora di porre le
fondamenta di una nuova epoca. Un’epoca di ritorno alle realtà
nazionali, dando alla nazione il suo senso reale di Società naturale, di
un gruppo di individui della stessa razza. Si innalzi dalle fondamenta
il nuovo Stato etnico-nazionale, basato sul primato della nostra
cultura, sul primato della Famiglia, sul primato delle Corporazioni
lavoratrici”.
Lorenzo Baracchi Tua chiuse il suo
libro con la preoccupante notizia arrivatagli proprio poco prima della
stampa del testo: la Guardia di Ferro era stata sciolta. Codreanu, di
fronte alle persecuzioni e alle violenze di Stato, aveva sciolto il suo
movimento preferendo un arretramento tattico. Baracchi Tua scriveva: “Mi
ribello al pensiero che quel poco che ho dato alla Guardia di Ferro –
parole e pagine in Italia, ore di fede sulle impalcature del ‘cantiere’
di Bucarest – debba andare perduto […] non ho potuto dare di più, quando
le eroiche camicie verdi cadevano nel loro sangue”, la “Guardia di
Ferro non muore”. Morì invece qualche mese dopo il Capitano, per mano di
sicari gendarmi su mandato del Re, la Guardia di Ferro sopravvisse ma
ancora per poco, il destino della Romania e dei Legionari era segnato.
“Signori
giurati! Abbiamo lottato, tutto quello che abbiamo fatto lo abbiamo
fatto per l’amore e la fede nella nostra terra. E ci impegniamo di
lottare ancora: fino all’ultimo. Questa è la mia ultima parola”.
(Corneliu Zela Codreanu)
* * *
Di seguito alcune strofe, a mio avviso tra le più significative, tratte da alcune canzoni legionarie:
Madre cara, perdonami
Anch’io sono Legionario
Per non angustiarti
L’ho taciuto sino ad ora
Sono entrato in fila con gli altri
Voglio lottare e morire
Voglio siate felici
Tu, Patria, e questo Popolo!
Nei ranghi col Capitano
Ci sacrificheremo con gioia
Sui cadaveri dei nemici
Costruiremo una nuova Patria
Col sorriso sulle labbra
Noi guardiamo in viso la Morte
La morte, soltanto la morte Legionaria
È per noi la più cara di tutte le nozze
Per la Santa Croce e per la Patria
Spezziamo le selve e dominiamo i monti