martedì 29 aprile 2025

A Piede Libro n. 142 - La Guardia di Ferro - Lorenzo Baracchi Tua

A PIEDE LIBRO n.142
Intima ed irregolare rubrica libraria

LA GUARDIA DI FERRO 

Se si legge “Pentru Legionari” di Corneliu Zelea Codreanu, uscito in modo semiclandestino nel 1936 in Romania, si capisce senza difficoltà che questo testo del marzo 1938 di Lorenzo Baracchia Tua non aggiunge poi molto all’autobiografia del Capitano, perché da quest’ultima aveva estrapolato diversi passaggi e tante informazioni e, tra l’altro, non poche pagine senza di essa risulterebbero poco chiare e complete. Eppure questo libro ha più di qualcosa di straordinario. 

Intanto uscì per conto di “Goliardia Fascista”, quindicinale dei Giovani Universitari Fascisti dell’Università di Firenze, il che vuol dire che proprio tra i giovani fascisti la storia, le azioni e le idee della Legione dell’Arcangelo Michele si stavano facendo strada, dopodiché questo libro precedette di qualche mese l’edizione italiana proprio di “Pentru Legionari” che in Italia comparve sempre nel 1938 col titolo “Guardia di Ferro (per i Legionari)”, il che sta a significare che la pubblicazione di L. Baracchi Tua fu la prima ad essersi occupata del movimento di Codreanu; inoltre la prefazione è di tutto riguardo, fu scritta da Miahil Manoilescu, economista, ex Ministro dell’Economia, ex Ministro dei Lavori Pubblici ed ex Ministro dell’Industria e del Commercio, filo-fascista, uno dei tanti che poi morì nelle carceri comuniste del suo Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale. 
 
In questa prefazione Manoilescu ricordava che L. Baracchia Tua era stato in Romania, che questo autore conosceva bene la lingua romena ed “Egli ha compreso che l’attuale atteggiamento romeno non è un fenomeno di imitazione o di importazione, ma una manifestazione originale e autonoma dello spirito romeno”.  
 
Terminata la Grande Guerra, Corneliu Z. Codreanu diventò nel suo piccolo un protagonista nelle lotte universitarie e in quelle scoppiate per strada e che avevano lo scopo di contrastare l’avanzata delle Sinistre. 
 
I nemici erano gli ebrei e i tanti dirigenti comunisti e socialisti che erano per la maggior parte d’origine ebraica, in Romania e ancor più altrove. Il dominio giudaico nei media fece sì che “ho imparato tanto antisemitismo quanto basta per tre vite d’uomo”. 
 
Il giovane Codreanu aveva già dentro di sé una sua missione eroica da portare alle estreme conseguenze se possibile: “Chi sa morire come Decebalo, non muore mai”. La battaglia per ripristinare la funzione religiosa all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Iași, fu un altro momento che per lui si rivelò molto importante: “Da allora mi si è radicata la fede, che non mi lascerà mai, che chi lotta, anche solo, per Dio e il suo popolo, non potrà mai esser vinto”.
 
Nel 1922, iscrittosi alla facoltà di Economia Politica a Berlino, nella città tedesca iniziò a sentir parlare di Hitler ma venne a sapere anche della Marcia su Roma e di Mussolini: “Per noi egli sarà un luminoso portatore di luce che ci darà la speranza: ci sarà esempio vivo che l’idra può esser vinta” e l’idra iniziarono a cercare di colpirla reclamando il “numerus clausus” per i numerosi iscritti ebrei nelle facoltà, proseguì con l’adesione alla Lega di Difesa Nazional Cristiana, con le manifestazioni contro la modifica dell’art.7 della Costituzione, che regalava la cittadinanza romena alle minoranze e in particolar modo a quella ebraica ecc. 
 
A proposito del “numerus clausus”, lui ed altri andarono a chiederlo di persona anche al Primo Ministro Ion I.C. Brǎtianu, il quale rispose: “Indicatemi un Paese d’Europa che lo abbia introdotto e lo introdurrò anch’io”, il commento di Baracchia Tua è categorico: “Dieci anni dopo in Europa si adotterà il ‘numerus clausus”, l’Italia, ancora qualche mese, e avrebbe approvato le cosiddette Leggi Razziali.
 
I peggiori in assoluto erano però i traditori: “piuttosto che capitolare vergognosamente sacrifichiamoci, ma cadano attorno a noi i colpevoli del tradimento degli interessi romeni. Procuriamoci rivoltelle, spariamo contro di loro,diamo un esempio terribile che resti per sempre nella Storia della Romania. Chi sarà prescelto tra noi morirà o rimarrà in carcere tutta la vita: non ci interessa” disse Ion Moţa. Fu questa la linea principale tenuta dal movimento che costruì poi Codreanu, i traditori andavano colpiti, colpiti prima di tutti gli altri.
 
Il salto politico di qualità arrivò “Oggi, venerdì 24 giugno 1927 (San Giovanni Battista) , ore dieci di sera, si costituisce la Legione Arcangelo Michele sotto la mia guida. La Legione nasce come reazione spirituale cristiana al disordine che impera nel Paese. I Legionari sono tenuti a montare la guardia, tre ore per ciascuno, all’immagine dell’Arcangelo. Era un completamento ammirabile, l’icona rappresentava la Fede, la guardia intorno ad essa, notte e giorno, lo spirito guerresco. Da queste due fonti è scaturita la Legione”.
 
“Coloro che sapranno amare ancor più dei loro genitori Dio e la Patria, ci seguiranno. Non con le parole, ma con i fatti!”, il che voleva dire avere la “fede in Dio”, la “fede della nostra missione”, “l’affetto tra di noi” e capire ed esprimersi con “il canto”, “Cantavamo ‘Su una roccia nera’, il canto di Stefano il Grande, la cui melodia ci è stata tramandata dai suoi tempi, da una generazione all’altra. Si dice che alle note di questa canzone Stefano entrasse trionfatore nella sua fortezza di Suceava, cinquecento anni fa. Quando l’udivamo, risentivamo vivere quei tempi di grandezza e di gloria romena”. 
 
Tutta l’attività del movimento partiva dal Cuib (letteralmente “nido”), l’unità di base che costituiva il movimento, che era composta da 3 a 13 membri, e che doveva rispettare alcune regole fondamentali: 
 
1) “La Legge della disciplina”; 2) “La Legge del lavoro”, d’altra parte “Nello Stato Legionario chi non lavora non mangia”; 3) “La Legge del silenzio”; 4) “La Legge dell’educazione”; 5) “La Legge del reciproco aiuto”; 6) “La Legge dell’onore”. 
 
In ogni caso il “Legionario, nello scrivere e nel parlare, è breve, chiaro, preciso. I discorsi lunghi e imbrogliati appartengono alla democrazia”. “Il reclutamento è severissimo. Il nuovo iscritto riceve il nome di membro e solo dopo tre anni” di fedeltà, serietà, disciplina, solo dopo, e solo dopo aver superato tutte le prove, “è considerato «Legionario»”.
 
Quali potevano essere gli argomenti trattati nelle riunioni di un CUIB? Se ne riporta un esempio:

- “Il contadino nello Stato Legionario”;
- “Come si può arrestare il tentativo di influenza sovietica in Bassarabia”;
- “Esiste un’arte Legionaria?”;
- “Il compito della donna legionaria nella Romania nuova”;
- “Il capitale e l’industria romena”;
- “Politica agraria, riforma finanziaria”;
- “L’Esercito”;
- “Il problema delle minoranze nello Stato romeno”;
- “Chi fu Lenin”,
- “Chi è Benito Mussolini”;
- “Chi è Adolfo Hitler”;
- “L’Opera Balilla”;
- “Il Fascismo prima e dopo il 1922”.

“L’uniforme, costituita da una «sahariana» verde, è stata soppressa dal governo. Ma non rinunceremo ad essa: ci faremo uniformi, le vestiremo nei giorni di festa, soltanto nelle nostre case”, Legionari e familiari “vestiranno la bella camicia verde, simbolo della primavera del popolo romeno”. 
 
Lo stile legionario doveva concretizzarsi però sia nella forma che nella sostanza, il Legionario infatti doveva acquisire il comportamento dell’eroe, come eroi furono Ion Moţa e Vasile Marin, caduti entrambi volontari nella Guerra Civile Spagnola. Proprio Marin prima di morire aveva avvisato che le “devastazioni compiute dai rossi sono spaventevoli: dappertutto rovine […] Bisognerebbe condurli qui gli «antifascisti», gli «illuminati»”. 
 
Uno dei riferimenti culturali della legione dell’Arcangelo Michele, il professor Nae Ionescu, diceva che la “dottrina si crea attraverso l’azione di ogni giorno della Legione”, e questo fu, tuttavia questo non voleva dire che non si potesse e non si dovesse pensare ad una futura politica estera per il futuro Stato legionario, necessariamente “al fianco di Roma e di Berlino” diceva Codreanu il 20 novembre 1937. In linea di massima i cardini del movimenti erano perciò i seguenti:
 
1) ANTIDEMOCRAZIA: perché la democrazia rappresentava solo il peggio, “Dichiaro che la democrazia è al servizio dell’alta finanza internazionale ebraica”, “Romeni! Una nuova Romania non può uscire dalle quinte dei Partiti” affermava il Capitano;
 
2) ANTICOMUNISMO: la Romania per secoli è stata l’ultimo baluardo d’Europa e anche in quel momento tornava ad essere la “sentinella di latinità nell’Oriente”. Il “comunismo non appartiene a questo popolo […] si potrebbero ripetere le parole del Duce: «noi siamo nati sotto questo segno». Sotto il vessillo dell’antibolscevismo […] Il trionfo del comunismo in Romania significherebbe la distruzione della Patria, della Famiglia, della proprietà individuale, della libertà. Noi siamo tra coloro che credono che il sole non sorga a Mosca ma a Roma”;

3) ANTISEMITISMO: a parte le diverse citazioni di noti precedenti intellettuali e politici romeni,tutti fermamente contrari agli ebrei e all’ebraismo e al giudaismo, nomi ragguardevoli che vanno da Vasile Conta a Vasile Alecsandri, da Mihai Kogǎlniceanu a Mihai Eminescu, da Alexandru Dimitrie Xenopol a Ion Gavanescul fino ad Alexandru C. Cuza, c’è un passo di questo testo che mi preme riprendere: “Mussolini non è antisemita. Ma se Mussolini avesse vissuto in Romania, non avrebbe potuto essere che antisemita perché «Fascismo» significa prima di tutto difesa della Nazione da tutti i pericoli che la minacciano. Il giudaismo è giunto al dominio mondiale per mezzo della massoneria, e, in Russia, per mezzo del comunismo. Mussolini ha distrutto a casa sua queste mostruose teste giudaiche che minacciavano di morte l’Italia: il comunismo e la massoneria. Là il giudaismo è stato distrutto in ciò che rappresentava. Da noi deve essere distrutto in ciò che rappresenta: gli ebrei, i comunisti, i massoni. Questi pensieri opponevano in generale noi, giovani romeni, ai tentativi giudaici di distoglierci dalla gioia per la vittoria di Mussolini”. 
           
4) RELIGIONE: “Vivere tra i Legionari significa rinascere spiritualmente […] Chi prende parte a questa lotta deve sapere che dovrà più soffrire. Dopo la sofferenza viene immancabilmente la vittoria. Per questo noi Legionari accogliamo con amore la sofferenza”; il “Legionario crede in Dio e lo prega per la vittoria della Legione”. Religiosità e sacrificio, il richiamo alla leggenda di Mastro Manole era chiaro, tanto più perché questo riferimento lo si faceva in modo esplicito all’interno del Movimento. Insomma “Chi rinunzia alla tomba, rinunzia alla Resurrezione” sosteneva Codreanu.
  
5) STATO LEGIONARIO: “La Legione è azione”, lo “spirito è il punto cardinale”, “Dobbiamo vivere un vita di povertà […] soffrire con continuità per la Patria”, si doveva dunque riconoscere l’importanza della gerarchia, dela necessità della costituzione di una elite, di portare avanti i principi religiosi pur sempre tenendo a mente che la distinzione con la Chiesa non solo non solo era un dato di fatto ma doveva esser politicamente perseguita, in definitiva “È ora di porre le fondamenta di una nuova epoca. Un’epoca di ritorno alle realtà nazionali, dando alla nazione il suo senso reale di Società naturale, di un gruppo di individui della stessa razza. Si innalzi dalle fondamenta il nuovo Stato etnico-nazionale, basato sul primato della nostra cultura, sul primato della Famiglia, sul primato delle Corporazioni lavoratrici”. 
 
Lorenzo Baracchi Tua chiuse il suo libro con la preoccupante notizia arrivatagli proprio poco prima della stampa del testo: la Guardia di Ferro era stata sciolta. Codreanu, di fronte alle persecuzioni e alle violenze di Stato, aveva sciolto il suo movimento preferendo un arretramento tattico. Baracchi Tua scriveva: “Mi ribello al pensiero che quel poco che ho dato alla Guardia di Ferro – parole e pagine in Italia, ore di fede sulle impalcature del ‘cantiere’ di Bucarest – debba andare perduto […] non ho potuto dare di più, quando le eroiche camicie verdi cadevano nel loro sangue”, la “Guardia di Ferro non muore”. Morì invece qualche mese dopo il Capitano, per mano di sicari gendarmi su mandato del Re, la Guardia di Ferro sopravvisse ma ancora per poco, il destino della Romania e dei Legionari era segnato.  
 
“Signori giurati! Abbiamo lottato, tutto quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto per l’amore e la fede nella nostra terra. E ci impegniamo di lottare ancora: fino all’ultimo. Questa è la mia ultima parola”.
 
(Corneliu Zela Codreanu)

*          *          *

Di seguito alcune strofe, a mio avviso tra le più significative, tratte da alcune canzoni legionarie:
  
Madre cara, perdonami
Anch’io sono Legionario
Per non angustiarti
L’ho taciuto sino ad ora

Sono entrato in fila con gli altri 
Voglio lottare e morire
Voglio siate felici
Tu, Patria, e questo Popolo!

Nei ranghi col Capitano
Ci sacrificheremo con gioia 
Sui cadaveri dei nemici
Costruiremo una nuova Patria

Col sorriso sulle labbra
Noi guardiamo in viso la Morte

La morte, soltanto la morte Legionaria
È per noi la più cara di tutte le nozze
Per la Santa Croce e per la Patria
Spezziamo le selve e dominiamo i monti